giovedì 24 novembre 2016

Analisi politica del nostro comune amico, nonché politologo, ABEILS.



Montecitorio.

Osservazioni e riflessioni sulla politica come essenziale formazione di vita sociale e di come muta a seconda di chi dirige il carro Italia.


Secondo qualcuno, i partiti non servono più!

Qualche tempo fa un uomo dal cranio lucido, tracagnotto e vestito di nero urlò: - I partiti non servono più!- Poco dopo un altro uomo (sic) dalla riga dei capelli situata quasi al centro del cranio e rasato ai lati e  piccoli baffetti color coda di topo, sghignazzando   disse: - Che uomo provvido, finalmente un mio pari! Scateniamo l'inferno.  Possiamo farlo.

Non molto tempo fa apparve un altro uomo dal volto incipriato, seguito da una corte di assistenti ben retribuiti e dallo sguardo bovino alcuni, e dallo sguardo sciacallo, altri, il quale, per non essere da meno pronunciò dagli schermi  Lcd: - Basta con i professionisti della politica. I partiti non servono più. Occorre il pensiero unico.-

Quasi ieri un giovane dalla zeppola in bocca, dal sorriso civettuolo da post-paninaro ha sentenziato che la rottamazione dei partiti è cosa buona e saggia: bisogna rottamare.-

Partito, dal latino “partipus o partiri”, significa “dividere” cioè diviso o divisione. In termini politici “diviso” significa semplicemente “aggregazione di persone con interessi e ideali comuni”, ove ognuna rappresenta una parte del corpo sociale, quindi  ogni Partito presenta le diverse interpretazioni che si hanno della concezione dello Stato.

Le diverse opinioni fanno sì che ognuno di esse rappresenti le varie classi sociali, partecipando così  alla vita democratica dello Stato. Il partito politico è, nell'accezione normale, questo!

I politici sono ben altra cosa.  Lo Stato è la somma dell'economia, della storia, della cultura, del clima (che determina la struttura economica), delle credenze e delle usanze e costituiscono il concetto dello stesso. Va da sé che è un mondo assai complesso e diversificato.

Le classi sociali che compongono lo Stato nascono in funzione della professione e del reddito. Le classi sociali sono state sistematicamente in competizione fra loro per cui la nascita del Partito era cosa ovvia e mirata al dialogo (spesso lotta) fra le parti. Le classi sociali, nel tempo, si sono differenziate in molte altre, poiché l'evoluzione degli strumenti di lavoro e l'accumulo dei capitali ha creato ulteriori scostamenti fra gli industriali e la classe operaia, ponendo  i presupposti della “classe media” dovuta alle nuove figure professionali: impiegati, piccola borghesia, commercio al minuto.

In virtù di tali nuovi assetti sociali il partito politico che li rappresentava, svolge/va un ruolo fondamentale per la mediazione fra le parti. Il dato inconfutabile che ne viene fuori è che ogni Stato ha bisogno dei Partiti in quanto, espressione pluralistica del  contesto sociale;  in altre parole, i Partiti garantiscono la democrazia partecipativa.

Altra cosa sono i “Movimenti”. La loro genesi esplode nel momento in cui i Partiti tradizionali non riescono a interpretare le esigenze dell'elettorato o per casi gravi di corruzione. Sono legittimati dallo sdegno di quel momento storico e spesso hanno una durata effimera, dovuta principalmente alla mancata sedimentazione di uno status politico, per forza di cose non ancora acquisito.

Alla luce di quanto esposto, emerge comunque l'importanza della  funzione politica e pratica dei Partiti. Non a caso infatti, i signori di cui prima si è fatto intravedere il profilo, erano ossessionati dai partiti politici. I primi due riuscirono ad annientarli e le conseguenze drammatiche sono state storicamente accertate, mentre, per i secondi due, era ed è un obiettivo ancora da perseguire.

Pertanto quando si enuncia che essi non possono più ricoprire il ruolo per cui sono sorti vi è una totale falsità in tale affermazione. E, quando si annunciano nuovi modi partecipativi alla vita sociale, stanno ponendo le basi per altre confusioni di partecipazione. La società si evolve in modo costante e i nuovi aspetti sono più di natura sociale, antropologica ed economica, piuttosto che di una diversa partecipazione politica.

A prescindere dalle nuove sovrastrutture (di classe, di reddito, di cultura) il criterio della rappresentanza e della delega politica rimane sempre invariabile ed unico.  Il Partito, in quanto, amplificatore del popolo, costituisce ad oggi l'unica garanzia   della Partecipazione, potendo arginare eventuali colpi di “Testa” e mire accentatrici, preludio al banale e sconfortante “Pensiero Unico”.

Roberto ABEILS

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