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sabato 26 novembre 2016

Analisi della vita sociale infettata dalla camorra, altro saggio del nostro amico R. ABEILS.

Le miserie della camorra. 


Quanto vale la vita umana, la serietà, l’onestà delle persone, la correttezza sociale, per la cancrena camorristica, questi valori sono uguali a zero.

Una collana di perle, prima di liquefarsi nel fuoco di un'auto in fiamme, balenò il viso sofferente di una donna che stava bruciando viva, per una questione di spartizione territoriale fra due bande rivali. Ahi l'amore..! Si era messa con il perdente della faida.

In un altro posto, un giovane pizzaiolo, chinatosi appena un po' per porgere il conto, ebbe come mancia un proiettile nel cervello, che gli spaccò il cranio e, la materia grigia, esplosa come un fuoco di artificio,  coprì la nota del ristorante pari ad euro 54,oo servizio e coperto compresi. Fu questione d'onore fra chi doveva pagare per primo il conto.

Camminavamo molto in quei giorni. Un fumo denso, diabolico, nero come la peste nera, anelava ad arrivare nel cielo azzurro per confondersi, per rendersi invisibile, per scomparire. Un bambino da poco staccatosi dalla televisione.-Rai Yo Yo, Cartoonito, Peppa Pig -.annaspava nel denso fumo, trascinato dalle spire velenose verso un infinito azzurro, riparatore delle miserie umane.

Un giovane onesto, bello, leale, ebbe l'ardire di guardare dritto negli occhi, altri occhi: ma questi erano torvi, senza luce, disperati. Quella luce pulita non fu compresa. Era, per l'altro, un affronto, e il giovane candido fu messo a morte dal  prigioniero dei riti criminali.

Si cammina spesso a piedi dalle nostre parti, anche oggi. Del mare si sentono i rumori, le onde levigano puntuti scogli per ammorbidirli “...ah...” disse  il vecchio seduto alla riva: - “potesse farlo anche per questa terra.”- Galleggia il corpo di un uomo incaprettato. Ha la pelle bianca ed il viso mangiato da pesci...-” Minimo sarà stato tre giorni nell'acqua- Il verbale è provvisorio, si attende la Scientifica”-.

Le nuvole sono bianche, il mare riflette i raggi del sole: sono come spicchi di argento galleggianti. Eppure non riesce a trasmettere serenità. Sembra quasi far intendere che quello che offre non deve essere goduto poiché la spina nel cuore libera la tragedia esistenziale. Alcune mele, scappate da una busta del supermercato, rotolano sui nostri piedi, sorpassano le scarpe, vanno via senza controllo. Il tiro incrociato di pistole fumanti hanno colpito la passante di turno. Le merendine da portare su ai figli, sono impresentabili. I pacchetti che racchiudono le golosità sono coperti da chiazze di sangue materno.

Più avanti c'è un ristorante. Il ristorante ha una piscina che s’illumina di sera: l'acqua diventa blu, rossa, verde. Civettuoli putti, adoranti la statua di una Venere ben disposta, coronano il prato illuminato dalle  luci cangianti. Sono là. Tutti: ebbri e divoranti. - “Quacche Prubblema?” La nostra lingua è composta da sedici consonanti e cinque vocali. Appena ventuno suoni. Ma, nell'infinita combinazione, sono veicoli di discorsi, considerazioni, opinioni, ragionamenti.

Loro, i divoranti, si esauriscono nell'uso monotono e ripetitivo di---”quacche prubblema?...” panacea del tutto, risolutori di problemi di qualsiasi genere. Chiedono cibo ai camerieri ”...Puorte chelle cà coste è 'cchiù...Tante ce bbasta n'asciute ah ah ah...” ridacchia tronfio una sagoma dal collo coperto da una catena d'oro, la cui medaglia porta scolpito il viso di una donna anziana, la madre forse, donna adorata quasi come una madonna! Si, è la madre.

Lo stesso volto è ripreso, tatuato sul braccio sinistro. “Uhè...amici miei....quacche prubblema?” Lo scagnozzo del boss ha urgenza di recupero crediti. Qualcuno dovrà pagare l'antipasto, il primo, l'assaggio di altri primi, il pesce i crostacei e lo “Sciampagno” ca' addà essere sciampagno 'taliano, sinnò nunne è 'bbuono”.

 Lo scagnozzo si avvicina al corpo morente di un mangiatore di droga, gli impone il saldo della partita. “Anche se muori, ci saranno altri clienti. Il mio mestiere è questo e non so fare altro. Sono un fallito. Fare il parassita è semplice: basta trovare  un'anima più debole della mia.” 

Continuiamo a camminare. Una densa gelatina scura invischia i nostri passi: sono rallentati da questa materia immonda. Poi ne siamo liberati: adesso insieme a noi camminano Virgilio, i filosofi greci, il Pantheon dell'Olimpo, gli imperatori romani, l'arte dei vasai e degli orefici, Federico II e Carlo d'Angiò, Carlo III di Borbone, la musica napoletana pari al Blues e alla Classica, le Chiese, l'arte presepiale, i siti archeologici, gli scugnizzi che liberarono la città. Le nostre radici sono elastiche, fanno schizzare in alto. Occorrono le radici per “VOLARE”. La camorra non ha, non avrà mai radici.

La camorra emana odore cattivo e questo scritto deve puzzare. I camorristi ne sono i portatori mefitici. I camorristi non hanno diritto di far parte della società. I camorristi sono gli elementi devianti e corrosivi dell'apparato morale ed economico. La manovalanza camorrista è stupida e, a sua volta prigioniera e schiava di una ristretta cerchia di boss.

Essi muoiono in cambio di oggetti griffati. Hanno una vita effimera come le libellule. Non hanno il cervello per riconsiderare la loro stessa esistenza. I camorristi sono delle palle di piombo al piedi di ognuno di noi.

Un giorno un vento benevole li spazzerà via. Un giorno si vedrà chiunque leggere un libro, ammirare l'arte e la musica, purgarsi dalle scorie devianti. Adesso occorre sbeffeggiarli, ridere della loro ridicola esistenza. Una Pernacchia come coro universale e condiviso e, come una volta si diceva “Una risata vi seppelirà”.

R. ABEILS

giovedì 24 novembre 2016

Analisi politica del nostro comune amico, nonché politologo, ABEILS.



Montecitorio.

Osservazioni e riflessioni sulla politica come essenziale formazione di vita sociale e di come muta a seconda di chi dirige il carro Italia.


Secondo qualcuno, i partiti non servono più!

Qualche tempo fa un uomo dal cranio lucido, tracagnotto e vestito di nero urlò: - I partiti non servono più!- Poco dopo un altro uomo (sic) dalla riga dei capelli situata quasi al centro del cranio e rasato ai lati e  piccoli baffetti color coda di topo, sghignazzando   disse: - Che uomo provvido, finalmente un mio pari! Scateniamo l'inferno.  Possiamo farlo.

Non molto tempo fa apparve un altro uomo dal volto incipriato, seguito da una corte di assistenti ben retribuiti e dallo sguardo bovino alcuni, e dallo sguardo sciacallo, altri, il quale, per non essere da meno pronunciò dagli schermi  Lcd: - Basta con i professionisti della politica. I partiti non servono più. Occorre il pensiero unico.-

Quasi ieri un giovane dalla zeppola in bocca, dal sorriso civettuolo da post-paninaro ha sentenziato che la rottamazione dei partiti è cosa buona e saggia: bisogna rottamare.-

Partito, dal latino “partipus o partiri”, significa “dividere” cioè diviso o divisione. In termini politici “diviso” significa semplicemente “aggregazione di persone con interessi e ideali comuni”, ove ognuna rappresenta una parte del corpo sociale, quindi  ogni Partito presenta le diverse interpretazioni che si hanno della concezione dello Stato.

Le diverse opinioni fanno sì che ognuno di esse rappresenti le varie classi sociali, partecipando così  alla vita democratica dello Stato. Il partito politico è, nell'accezione normale, questo!

I politici sono ben altra cosa.  Lo Stato è la somma dell'economia, della storia, della cultura, del clima (che determina la struttura economica), delle credenze e delle usanze e costituiscono il concetto dello stesso. Va da sé che è un mondo assai complesso e diversificato.

Le classi sociali che compongono lo Stato nascono in funzione della professione e del reddito. Le classi sociali sono state sistematicamente in competizione fra loro per cui la nascita del Partito era cosa ovvia e mirata al dialogo (spesso lotta) fra le parti. Le classi sociali, nel tempo, si sono differenziate in molte altre, poiché l'evoluzione degli strumenti di lavoro e l'accumulo dei capitali ha creato ulteriori scostamenti fra gli industriali e la classe operaia, ponendo  i presupposti della “classe media” dovuta alle nuove figure professionali: impiegati, piccola borghesia, commercio al minuto.

In virtù di tali nuovi assetti sociali il partito politico che li rappresentava, svolge/va un ruolo fondamentale per la mediazione fra le parti. Il dato inconfutabile che ne viene fuori è che ogni Stato ha bisogno dei Partiti in quanto, espressione pluralistica del  contesto sociale;  in altre parole, i Partiti garantiscono la democrazia partecipativa.

Altra cosa sono i “Movimenti”. La loro genesi esplode nel momento in cui i Partiti tradizionali non riescono a interpretare le esigenze dell'elettorato o per casi gravi di corruzione. Sono legittimati dallo sdegno di quel momento storico e spesso hanno una durata effimera, dovuta principalmente alla mancata sedimentazione di uno status politico, per forza di cose non ancora acquisito.

Alla luce di quanto esposto, emerge comunque l'importanza della  funzione politica e pratica dei Partiti. Non a caso infatti, i signori di cui prima si è fatto intravedere il profilo, erano ossessionati dai partiti politici. I primi due riuscirono ad annientarli e le conseguenze drammatiche sono state storicamente accertate, mentre, per i secondi due, era ed è un obiettivo ancora da perseguire.

Pertanto quando si enuncia che essi non possono più ricoprire il ruolo per cui sono sorti vi è una totale falsità in tale affermazione. E, quando si annunciano nuovi modi partecipativi alla vita sociale, stanno ponendo le basi per altre confusioni di partecipazione. La società si evolve in modo costante e i nuovi aspetti sono più di natura sociale, antropologica ed economica, piuttosto che di una diversa partecipazione politica.

A prescindere dalle nuove sovrastrutture (di classe, di reddito, di cultura) il criterio della rappresentanza e della delega politica rimane sempre invariabile ed unico.  Il Partito, in quanto, amplificatore del popolo, costituisce ad oggi l'unica garanzia   della Partecipazione, potendo arginare eventuali colpi di “Testa” e mire accentatrici, preludio al banale e sconfortante “Pensiero Unico”.

Roberto ABEILS

giovedì 17 novembre 2016

L'analisi dell'uomo e le ansie e paure che contraddistinguono la sua vita e il suo essere.

Osservazioni antropologiche di un amico che ci ha chiesto di pubblicare il suo trattato, cosa che facciamo ben volentieri, anche perchè non credo sarà l'ultimo suo saggio che leggerete.

LA “PAURA” FRA SCIENZA E RELIGIONE.

La tecnologia è figlia della scienza che è generata dall'uomo. La religione è figlia
dell'uomo che è generata dalla paura. La “paura”, trasmessa, nasce dall''uomo primitivo,
avvolto dal terrore dei fenomeni naturali, preda di fiere carnivore, disarmato di artigli e
zanne, terrorizzato dai fulmini e dai tuoni.

In questa fase nasce l'idea di un mondo trascendentale che ripara dai pericoli di una vita estremamente pericolosa assumendo come scudo protettivo il “TOTEM”, simbolo di forza, protettore dell'individualità e del gruppo di appartenenza. In embrione la prima forma di religiosità, il primo rifugio dal terrore, il primo conforto dalla non-conoscenza.

Un sentimento del divino quindi facilmente riconoscibile come sentimento irrazionale.

La scienza, ha, invece, contrapposto alla “non ragione” la “Ragione”, fondata
principalmente sulla dimostrazione e sulla verifica delle ipotesi. Questo dovrebbe
certificare che la razionalità ha preso il sopravvento sull'irrazionalità della religione. In
sintesi la supremazia della scienza rispetto ai miti e alle tradizioni imposte dalla paura
dell'”esterno”.

Naturalmente, in questa netta divisione, vi sono ombre grigie. Una di
queste è il dogma della Salvezza che può venire dalla profonda religiosità e
dall'osservanza dei suoi riti partecipativi: le ritualità si usano come scudi di protezione,
affinchè la vita non si esaurisca in quella terrena.

Ciò legittima la Chiesa a donare certezze ultraterrene per cui le stesse diventano strumenti
di manipolazione delle masse da parte del Potere Religioso.

La tecnologia, ha invece reso l'uomo più “Logico”, perfetto dominatore delle proprie
azioni ed incline a considerare la realtà sotto gli aspetti positivi del mondo che lo
comprende, in una specie di “Neoilluminismo”.

L'intolleranza verso gli aspetti progressisti delle società che avanzano in un cammino
riformista è sistematicamente ostacolato dai dogmi religiosi che avevano, seppur avevano
un senso, circa 2000 anni fa (nel caso del cristianesimo e dell'ebraismo) e 1400 anni fa
(nel caso dell''islamismo).

Il paradosso è che la scienza ha reso sì l'uomo piu consapevole dei propri mezzi, ma lo
ha ridotto “più solo” avendo, come unico interlocutore, il proprio strumento di lavoro
cioè la tecnolgia-. La solitudine, l'idea di essere un atomo del processo scientifico, ha
generato l'inizio di una ricerca della propria individualità, cercando le tracce di una
spiritualità, di una propria identificazione perduta nei meandri di una realtà virtuale.

Ma quando tale ricerca si scontra con dogmi desueti, assertivi, finali e non opinabili ecco
trionfare il fondamentalismo religioso, teso ad un rigido conservatorismo: in pratica “Non
cambiare”, trascurando la naturale evoluzione degli aspetti sociali delle comunità, dei
nuovi rapporti instauratosi, le diverse modalità di convivenza umana.

In pratica, il senso atavico della “paura” ostacola ogni forma di cambiamento, cristallizzando i comportamenti umani in una rigida sequenza di atti ripetitivi. Tale situazione immessa in un contesto
politico restìo alle innovazioni, trasporta verso oscuri nazionalismi, rigide autarchìe, totale
auto isolamento.

E' il naturale cammino che porta al capitalismo sfrenato, alla rivincita
del mondo delle finanze, al totale asservimento dell'uomo economicamente debole
rispetto all'uomo forte e capitalista, allo stesso modo come avviene nella osservanza
fanatica dei precetti contenuti sia nel Corano che nella Bibbia. E' sempre sopraffazione di
una èlite di azione e di pensieri sulle masse non atrezzate economicamente e dal
pensiero debole: ovvio che nasca la società piramidale: l'èlite la punta, la massa la
base.

Ora, alla luce di quanto esposto e interpretabile secondo le proprie convinzioni, il dato
certo che rimane è il profondo malessere che imbriglia l'uomo sospeso fra la rigida
scienza e l'incerto che viene dai dogmi non dimostrati.

La profonda sovrastruttura che
compone l'individuo prima e il gruppo sociale dopo, sembra l'ineluttabile processo di una
composizione che rende prigionieri di schemi e di sentenze da osservare a prescindere
da qualsiasi ragionamento razionale. Il bisogno di certezze rende l'individuo prigioniero
delle incertezze. Tale è il paradosso.

Roberto ABEILS