sabato 18 giugno 2016

Casal di Principe, scandalo al centro sanitario Coronella, arrestati un pediatra e la moglie.

Angelo Coronella, medico pediatra, e sua moglie Ersilia Pignata, sono stati arrestati con le accuse di omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione pediatrica della moglie.

Per non aver diagnosticato un tumore a bambina, parte dei locali del centro sanitario «Coronella» di Casal di Principe, sono stati sequestrati oltre all’arresto del titolare, Angelo Coronella, e della moglie, Ersilia Pignata accusata di esercizio abusivo della professione pediatrica non essendo laureata come medico pediatra, secondo il gip di Napoli Nord, i coniugi nel 2014 causarono la morte di una bambina, alla quale non diagnosticarono in tempo un cancro.

Solo il ricovero al Santobono e gli esami specialistici che Coronella non avrebbe prescritto per tempo, misero in luce la gravità dello stato nel quale la bambina versava, la procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, contesta a Coronella e a sua moglie una «colposa sottovalutazione dei sintomi che la paziente presentava, condotta anche attraverso un’omissione dei doverosi approfondimenti che determinò un ritardo nella diagnosi».

I fatti contestati vanno dal 2011, quando la piccola aveva tre mesi, al 2013, in quest’ arco temporale alla piccina venivano prescritti solo antinfiammatori senza mai approfondire le indagini che avrebbero portato alla luce il tumore che sarebbe potuto essere combattuto, durante il ricovero al Santobono fu diagnosticato il suo drammatico stato di salute, la piccina era affetta da neuroblastoma al IV stadio, vale a dire un tumore maligno che aveva già prodotto numerose metastasi.

Marito e moglie sono dunque ai domiciliari per omicidio colposo, esercizio abusivo della professione, violazione dei sigilli, falsità ideologica in certificati e sostituzione di persona, il reato di violazione dei sigilli viene contestato in quanto già in passato, i locali del centro erano stati sottoposti a sequestro dopo un intervento dei Nas, ma i due indagati avevano continuato a utilizzarli, come si legge anche sul Mattino di Napoli.

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