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venerdì 6 novembre 2020

Il Sud da sempre attenzionato, ma è il Nord a vantare menti predisposte agli affari illeciti.

Foto: Il fatto quotidiano.
Pubblichiamo integralmente un’articolo del Fatto quotidiano del giorno 6/11/2020, sembrerebbe una cosa inverosimile, e invece è una vera e propria FURBATA.

 
La Regione Lombardia comprerà 150mila vaccini antinfluenzali da un piccolo studio dentistico di Bolzano: affare da 2,7 milioni, stessa Regione dei falsi camici.
Bando lampo (chiuso dopo 24 ore) di Aria aggiudicato il 29 ottobre da Studio Dr. Mak & Dr. D’Amico Srl, una società costituita il 30 settembre scorso con un capitale sociale di 10mila euro. Come principale attività gestisce uno studio di dentisti in Alto Adige. Ha offerto 120mila dosi di Influvac Tetra a 17,85 euro l’una e 30mila di FluQuadri a 18,90 l’una. Il dg della centrale acquisti regionale: "Se ha i requisiti per poterlo fare, non c’è nessun problema dal punto di vista della legittimità”

La grande Regione Lombardia da chi comprerà 150mila vaccini antinfluenzali per oltre 2,7 milioni di euro? Da un piccolo studio dentistico di Bolzano. Sembra una boutade, invece è l’ultima puntata del pasticcio della giunta di Attilio Fontana su una campagna vaccinale partita in ritardo e con dosi carenti dopo un’incredibile sequela di errori. Tanto che lo scorso 28 ottobre è stata pubblicato in fretta e furia l’ultimo bando di Aria, la centrale acquisti regionale. Il decimo, un bando lampo rimasto aperto solo 24 ore. Tempo comunque sufficiente perché entro il 29 ottobre arrivasse un’offerta, quella dello Studio Dr. Mak & Dr. D’Amico Srl, una società che come principale attività gestisce uno studio di dentisti di Bolzano.
 

Lo studio ha un sito online registrato nel 2007 e fino a qualche tempo fa collegato a una società messa in liquidazione e,
secondo i documenti reperibili in camera di commercio, chiusa nel 2017. La nuova società, invece, è nata poco più di un mese fa, con un atto costitutivo siglato a Bolzano il 30 settembre 2020, solo qualche settimana prima di aggiudicarsi il bando di Regione Lombardia. Ne sono amministratori e soci il dentista Lars D’Amico e la specialista in ortodonzia Rozmary Mak D’Amico. I servizi offerti sul sito ai pazienti vanno dalla chirurgia orale, all’estetica della bocca, alla prevenzione e cura dei denti. Nessun riferimento al commercio di vaccini, benché nell’oggetto sociale riportato nello statuto si legga che oltre alle attività più tradizionali di uno studio dentistico, la società si potrà occupare anche del commercio di “prodotti sanitari e attrezzature sanitarie” e più in generale di “operazioni industriali, commerciali e finanziarie, mobiliari, ed immobiliari, ritenute necessarie ed utili per il conseguimento dell’oggetto sociale e a questo direttamente od indirettamente connesse”.

Il bando che i dottori Mak e D’Amico si sono aggiudicati aveva una base d’asta di 1,95 milioni di euro per 150mila dosi di vaccino quadrivalente per adulti, 13 euro a dose. La loro società ha presentato un’offerta, l’unica arrivata ad Aria, per 120mila dosi di Influvac Tetra a 17,85 euro l’una e 30mila di FluQuadri a 18,90 l’una, per un totale che supera i 2,7 milioni. Un bel colpo per una società neonata e con un capitale sociale di appena 10mila euro. Di certo è riuscita a fare meglio di Regione Lombardia nella corsa agli agognati vaccini, per poi rivenderglieli a un prezzo maggiorato. Ogni singola dose costerà alla Regione più del triplo dei 5,90 euro che furono offerti col primo bando, non aggiudicato perché il prezzo era superiore alla base d’asta. Meglio comunque delle 400mila dosi pagate 26 euro l’una a seguito del nono bando, costate l’apertura di un’indagine conoscitiva da parte della procura di Milano.

Ma come mai questa volta, per comprare i vaccini antinfluenzali, la Regione si è rivolta a uno studio di dentisti? Contattato da ilfattoquotidiano.it, l’assessore al Welfare Giulio Gallera taglia corto: “Io non mi occupo di gare, deve parlare con Aria”. Tocca allora rivolgersi a Lorenzo Gubian, che ha sostituito Filippo Bongiovanni come direttore generale della centrale acquisti dopo il caso dei camici comprati dall’azienda di famiglia della moglie di Fontana: “La società che ha presentato l’offerta è un operatore economico, non so se sia anche uno studio dentistico – risponde -. È in corso la verifica dei requisiti sulla base del codice appalti, se l’operatore economico li rispetta ha diritto a fare la fornitura, in caso contrario non la potrà fare”. 

Ma non è strano che la Regione compri vaccini da uno studio dentistico? “Se l’operatore economico non è una casa farmaceutica, sarà un intermediario come succede per tantissime gare di beni sanitari.

 Se ha i requisiti per poterlo fare, non c’è nessun problema dal punto di vista della legittimità”. Inutili sono invece due telefonate alla reception dello studio dentistico: “Ho lasciato detto a uno dei titolari”, risponde una signora. Ma il titolare non richiamerà più.

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venerdì 8 maggio 2020

Presidente Conte, mi sembra una brava persona quindi le do un consiglio: si dimetta!



Caro Presidente Conte, mi duole accodarmi al coro latrante di chi vorrebbe la sua testa, ma sento di doverlo fare: si dimetta! Subito. E non sto scherzando. Dovrebbe prendere tutte le sue belle carte, rassettare le sue stanze a palazzo Chigi, congedarsi dai suoi collaboratori e salire al Colle. E tanti saluti a tutti. Da buona figlia della seconda Repubblica, capirà che non provo nessun tipo di empatia per l’attuale classe politica. Ma Lei, presidente Conte, mi sembra una brava persona. È per questo che glielo dico: si dimetta. 


Le abbiamo consegnato un Paese scassato, rattoppato alla bell’e meglio, rabberciato, claudicante. Un Paese talmente martoriato da decenni di mala politica, lassismo e indifferenza che altre cinque legislature non basterebbero a rimetterlo in piedi e a ridargli una parvenza di dignità.

Abbiamo scoperto all’improvviso che in Italia la burocrazia non funziona. Che la sanità è stata falcidiata da anni di scelte scellerate. Che la sicurezza ha i suoi intoppi, che la giustizia consente scappatoie, che le imprese sono devastate da grattacapi, che la povertà esiste, che la macchina statale è lenta, che l’immigrazione non è il problema principale di questo Paese, che gli slogan sono idee vuote, che troppi amministratori sono incompetenti, che l’informazione non è incolore, che le conquiste tecnologiche sono lontane. Eccetera, eccetera, eccetera.

E pretendiamo che Lei faccia fluire tutto alla perfezione. Che semplicemente cancelli una pagina e ne scriva una nuova, subito. Che riaggiusti in due mesi un Paese che, per azzopparlo, ci hanno messo mezzo secolo. Non ho visto nessun suo predecessore essere bersagliato sistematicamente in questo modo.

La accusano di tutto e del contrario di tutto. Di essere troppo timoroso e troppo decisionista. Di parlare troppo e troppo poco, di essere poco chiaro e troppo specifico, di essere un dittatore e uno zimbello, di essere confuso e di avere le idee troppo chiare. La accusano di aver attentato alla Costituzione, di aver esautorato il Parlamento, messo agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani – e di goderci pure – e di avere il ciuffo sempre a posto.

Si presenta in Parlamento e se ne sta seduto per ore, in rispettoso silenzio, ad incassare la mole straordinaria di insulti che piovono sia dai banchi dell’opposizione che di certa maggioranza. Ma perché lo fa? No, sul serio: chi glielo fa fare? Lavorare giorno e notte con una pistola puntata alla testa, consapevole che da ogni sua decisione dipende il futuro di 60 milioni di persone.

Chi glielo fa fare? Dover dribblare avversari che spuntano a caso, giorno dopo giorno. Evitare gli sgambetti di chi dovrebbe darle una mano e invece cerca di pugnalarla alle spalle.
Sopportare l’arroganza di chi non aspetta altro che un passo falso per affondare ancora di più il coltello. Perché non gliela dà vinta? Una firma e basta. Una firma e l’incombenza di trascinare il Paese fuori dalla crisi spetta a loro. A quelli che sanno tutto, che hanno già pronte tutte le soluzioni.

Lasci fare a loro. Riapra tutto. Tutto: cinema, ristoranti, parchi, piscine, palestre, bordelli. Lo faccia davvero il populista, ci liberi dalle nostre prigioni e consegni le chiavi del Paese a chi sa davvero come gestirlo. Si dimetta, presidente. Così potrà tornare a casa, rivedere suo figlio, spaparanzarsi sul divano e dormire 14 ore al giorno.

C’era chi diceva che saremmo usciti da questa crisi come persone migliori. Io penso invece che siamo stati capaci di dare il peggio di noi stessi senza nemmeno aspettare la fine dell’emergenza. Viviamo nell’era del tutto e subito, del click che asseconda in un istante tutti i desideri. Ma la vita reale non è questo e lo abbiamo capito a nostre spese.

Vorrei che Lei si dimettesse, con tutto il cuore. Perché mi sembra una brava persona e le brave persone, in questo Paese, non hanno un futuro roseo davanti.
Ma non credo che voglia farlo e per  questo; La ringrazio dal più profondo del cuore.

 Serena Verrecchi

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giovedì 6 febbraio 2020

Bollette a 28 giorni, Consiglio di Stato dà ragione all’Agcom: “Rimborsi automatici”

Ogni tanto una buona notizia per i poveri cittadini usati come strumenti di ingrasso per i grandi abbuffoni della telefonia.

Le maggiori testate giornalistiche hanno pubblicato il testo della sentenza con la quale il tribunale amministrativo ha rigettato i ricorsi di Vodafone e altre compagnie telefoniche per "non aver fatto loro presente l’aumento sostanziale della tariffa, blindando la propria clientela" con decisioni arbitrarie ai danni del grande bacino di utenza. 

Rimborsi automatici per tutti gli utenti danneggiati dall’introduzione delle bollette “a 28 giorni”: il Consiglio di Stato ha pubblicato oggi il testo della sentenza con cui ha rigettato i ricorsi delle compagnie telefoniche per le bollette a 28 giorni, confermando l’obbligo di indennizzo per tutti i clienti, come richiesto dall’Agcom, e non solo per chi ne fa esplicita richiesta. La VI sezione del Consiglio di Stato ha accolto così le tesi del Codacons “che era intervenuto in giudizio a tutela dei diritti dei consumatori”.

In base alla sentenza (Numero 00879 del 2020) che ha respinto il ricorso presentato da Vodafone che non voleva rimborsare gli utenti per l’abuso commesso, il Consiglio di Stato ha ritenuto giusto rigettare le motivazioni esposte e condannare le varie compagnie che hanno adottato la regola della nuova fatturazione imposta ai propri affiliati condannando le stesse a rimborsare in automatico i propri clienti anche senza la richiesta da parte di questi, detti devono essere versati in automatico dalle società.

mercoledì 4 dicembre 2019

Napoli, dottoressa picchiata da due genitori al Santobono.


Un'altro gesto d'inqualificabile violenza è stato commesso ai danni di chi si prodiga per la cura dei piccini, come riportato sulle pagine del quotidiano "Roma".


Bambina di 15 mesi che giunge per vite di orecchino inclusa nel lobo auricolare. Codice verde. Viene inviato al fast track orl.  - è il resoconto dell'associazione - Dopo pochi minuti viene vista dalla dottoressa di guardia in otorino che, dopo prima valutazione, applica un anestetico in crema ed espone ai genitori il programma di intervento: si tenterà una prima rimozione del corpo estraneo in ambulatorio e, in caso di fallimento, un successivo intervento in sala operatoria con blanda sedazione.

Vengono, quindi, fatti accomodare in sala di attesa anche per aspettare l’effetto dell’anestetico topico. Dopo alcuni minuti, forse anche in relazione ai movimenti della bambina, il corpo estraneo si è spontaneamente espulso. I familiari sono fiondati sulla dottoressa, che nel frattempo stava visitando un altro bambino (che è scappato urlando e piangendo), aggredendola e malmenandola (tirando i capelli e procurando ecchimosi sul volto e collo) colpevole, a loro detta, di incompetenza.

Gli aggressori hanno anche arrecato danni alle cose. All’arrivo della Polizia sono tutti scappati. Le lesioni riportate dalla dottoressa sono state giudicate guaribili in 10 giorni».
Cento episodi in un anno sono numeri da emergenza, uno sprofondo che serve a rendersi conto che oramai la situazione è fuori controllo. Oramai il personale è diventato lo sfogatoio delle tensioni di parenti e affini, che si sentono padroni di picchiare, insultare e minacciare il personale in servizio sulle ambulanze del 118 o negli ospedali come se fossero loro il motivo dei problemi di salute dei propri cari».

Lo afferma il consigliere regionale dei Verdi e membro della commissione Sanità Francesco Emilio Borrelli. «Occorre porre un argine – aggiunge Borrelli – prima che si consumi una tragedia. Da tempo chiediamo che vengano creati dei presidi fissi di polizia in prossimità dei pronto soccorso degli ospedali.

Ma, in questo caso, l’episodio si è verificato al Santobono, un ospedale pediatrico. Dove gli adulti dovrebbero avere un comportamento doppiamente rispettoso. Invece si permettono di aggredire una dottoressa mentre sta visitando un bambino. Uno dei gesti più bassi e ingiustificabili che si possano commettere.