domenica 14 maggio 2017

Lotta alla corruzione, la vicenda Consip riduce anche i poteri promessi a Cantone.

Troppi poteri nelle mani di chi avrebbe potuto tenere chiusa la cassaforte della corruzione italiana, Raffaele Cantone messo in condizioni di non nuocere.
La norma che avrebbe assicurato a Raffaele Cantone, come Anac, i super poteri di agire contro i dirigenti che sgarravano non rispettando le indicazioni dell'Anticorruzione, non esiste più, è stata sostituita con una norma più malleabile, ossia, la possibilità di richiamare le pubbliche amministrazioni al buon governo, e nel caso reiterato, quella di rivolgersi a un giudice per giustificare la sbandata dalle regole.

Il nuovo codice degli appalti, aveva stabilito un anno fa che Anac potesse valutare autonomamente e dunque persino prima dei pm, «i vizi di legittimità degli atti di procedura» nell'assegnazione degli appalti. E, soprattutto, multare direttamente i dirigenti che non si adeguavano alle sue direttive con una sanzione che poteva arrivare a 25mila euro. Insomma un'arma particolarmente potente che, tra l'altro metteva l'Authority di Cantone su un gradino più alto rispetto a tutte le altre agenzie di controllo.

Il Governo ha tirato un poco il freno riducendo i poteri dell’Anticorruzione che avrebbe potuto limitare le possibilità a imbroglioni e ladri di continuare a mettere le mani sui fondi pubblici della Consip, e arricchirsi indebitamente, ma con la nuova formulazione dei poteri, il presidente di Anac si ritiene soddisfatto, i super poteri non esistono più, ma, questa nuova formulazione mantiene nelle mani dell'Autorità un potere di richiamo nei confronti dei dirigenti pubblici. E permette comunque di intervenire in giudizio.

Non è escluso che la riduzione dei poteri abbia giocato a favore del Presidente Cantone evitandogli gli scontri diretti con i politici e faccendieri corrotti.

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