giovedì 17 novembre 2016

L'analisi dell'uomo e le ansie e paure che contraddistinguono la sua vita e il suo essere.

Osservazioni antropologiche di un amico che ci ha chiesto di pubblicare il suo trattato, cosa che facciamo ben volentieri, anche perchè non credo sarà l'ultimo suo saggio che leggerete.

LA “PAURA” FRA SCIENZA E RELIGIONE.

La tecnologia è figlia della scienza che è generata dall'uomo. La religione è figlia
dell'uomo che è generata dalla paura. La “paura”, trasmessa, nasce dall''uomo primitivo,
avvolto dal terrore dei fenomeni naturali, preda di fiere carnivore, disarmato di artigli e
zanne, terrorizzato dai fulmini e dai tuoni.

In questa fase nasce l'idea di un mondo trascendentale che ripara dai pericoli di una vita estremamente pericolosa assumendo come scudo protettivo il “TOTEM”, simbolo di forza, protettore dell'individualità e del gruppo di appartenenza. In embrione la prima forma di religiosità, il primo rifugio dal terrore, il primo conforto dalla non-conoscenza.

Un sentimento del divino quindi facilmente riconoscibile come sentimento irrazionale.

La scienza, ha, invece, contrapposto alla “non ragione” la “Ragione”, fondata
principalmente sulla dimostrazione e sulla verifica delle ipotesi. Questo dovrebbe
certificare che la razionalità ha preso il sopravvento sull'irrazionalità della religione. In
sintesi la supremazia della scienza rispetto ai miti e alle tradizioni imposte dalla paura
dell'”esterno”.

Naturalmente, in questa netta divisione, vi sono ombre grigie. Una di
queste è il dogma della Salvezza che può venire dalla profonda religiosità e
dall'osservanza dei suoi riti partecipativi: le ritualità si usano come scudi di protezione,
affinchè la vita non si esaurisca in quella terrena.

Ciò legittima la Chiesa a donare certezze ultraterrene per cui le stesse diventano strumenti
di manipolazione delle masse da parte del Potere Religioso.

La tecnologia, ha invece reso l'uomo più “Logico”, perfetto dominatore delle proprie
azioni ed incline a considerare la realtà sotto gli aspetti positivi del mondo che lo
comprende, in una specie di “Neoilluminismo”.

L'intolleranza verso gli aspetti progressisti delle società che avanzano in un cammino
riformista è sistematicamente ostacolato dai dogmi religiosi che avevano, seppur avevano
un senso, circa 2000 anni fa (nel caso del cristianesimo e dell'ebraismo) e 1400 anni fa
(nel caso dell''islamismo).

Il paradosso è che la scienza ha reso sì l'uomo piu consapevole dei propri mezzi, ma lo
ha ridotto “più solo” avendo, come unico interlocutore, il proprio strumento di lavoro
cioè la tecnolgia-. La solitudine, l'idea di essere un atomo del processo scientifico, ha
generato l'inizio di una ricerca della propria individualità, cercando le tracce di una
spiritualità, di una propria identificazione perduta nei meandri di una realtà virtuale.

Ma quando tale ricerca si scontra con dogmi desueti, assertivi, finali e non opinabili ecco
trionfare il fondamentalismo religioso, teso ad un rigido conservatorismo: in pratica “Non
cambiare”, trascurando la naturale evoluzione degli aspetti sociali delle comunità, dei
nuovi rapporti instauratosi, le diverse modalità di convivenza umana.

In pratica, il senso atavico della “paura” ostacola ogni forma di cambiamento, cristallizzando i comportamenti umani in una rigida sequenza di atti ripetitivi. Tale situazione immessa in un contesto
politico restìo alle innovazioni, trasporta verso oscuri nazionalismi, rigide autarchìe, totale
auto isolamento.

E' il naturale cammino che porta al capitalismo sfrenato, alla rivincita
del mondo delle finanze, al totale asservimento dell'uomo economicamente debole
rispetto all'uomo forte e capitalista, allo stesso modo come avviene nella osservanza
fanatica dei precetti contenuti sia nel Corano che nella Bibbia. E' sempre sopraffazione di
una èlite di azione e di pensieri sulle masse non atrezzate economicamente e dal
pensiero debole: ovvio che nasca la società piramidale: l'èlite la punta, la massa la
base.

Ora, alla luce di quanto esposto e interpretabile secondo le proprie convinzioni, il dato
certo che rimane è il profondo malessere che imbriglia l'uomo sospeso fra la rigida
scienza e l'incerto che viene dai dogmi non dimostrati.

La profonda sovrastruttura che
compone l'individuo prima e il gruppo sociale dopo, sembra l'ineluttabile processo di una
composizione che rende prigionieri di schemi e di sentenze da osservare a prescindere
da qualsiasi ragionamento razionale. Il bisogno di certezze rende l'individuo prigioniero
delle incertezze. Tale è il paradosso.

Roberto ABEILS

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