Per la prima volta nella storia della Regione viene meno la consegna istituzionale, Caldoro non può consegnare il governo per mancanza del governatore, che bella cosa.
La guida delle Regione Campania affidata alla battaglia legale che si svolgerà nei prossimi giorni tra il nuovo Presidente Vincenzo De Luca, il premier Matteo Renzi, la direzione del suo Partito, i ricorsi che i suoi avversari politici hanno già approntato, le avversità della minoranza del suo stesso Partito, tutto questo per un errore commesso a monte, forse, nato già con la certezza di poter cambiare una legge che lo stesso Pd ha proposto, voluta e approvata, che pone dei paletti alla candidabilità.
Ieri De Luca non si è presentato a Palazzo Santa Lucia come dovuto a causa dell’enorme macigno cadutogli addosso, in attesa della decisione del giudice contro il quale i suoi avvocati inoltreranno una miriade di ricorsi, la tradizionale cerimonia per le consegne della direzione regionale, non è avvenuta, Caldoro ha atteso rispettosamente il tempo necessario, poi ha lasciato Palazzo Santa Lucia e se n’è andato, per la prima volta nella storia della Regione, si è interrotta la continuità istituzionale.
La Regione si chiede, in caso di calamità e di altra emergenza, in questa fase di scompiglio istituzionale, chi deciderebbe il da farsi, lo farebbe Renzi assumendo il potere ad interim? È giusto tenere il governo di una Regione sospeso, la famosa democrazia popolare calpestata e in attesa dei ricorsi che i legali riusciranno a sviscerare, e intanto il popolo che ha creduto e votato anelando il cambiamento ancora una volta si sente tradito da un presunto leader che aspetta anche lui la leggina personale che gli dia la possibilità di servire la causa renziana.
Se lo meritavano questo gli elettori campani, senz’altro no, hanno creduto di poter votare una persona che il suo Partito avrebbe dovuto tenere fuori dalla competizione perché c’era una legge da rispettare, quella stessa legge che era già stata applicata e ha punito, avrebbe dovuto valere anche per lui, ma forse a prevalere è stata l’intesa con l’alto comando di ovviare modificando qualche virgola e parentesi compresa nel testo e tutto sarebbe andato liscio, ma così non è stato, e come sempre a farne le spese è il povero popolo dei creduloni, un andazzo miserabile e penoso.
La guida delle Regione Campania affidata alla battaglia legale che si svolgerà nei prossimi giorni tra il nuovo Presidente Vincenzo De Luca, il premier Matteo Renzi, la direzione del suo Partito, i ricorsi che i suoi avversari politici hanno già approntato, le avversità della minoranza del suo stesso Partito, tutto questo per un errore commesso a monte, forse, nato già con la certezza di poter cambiare una legge che lo stesso Pd ha proposto, voluta e approvata, che pone dei paletti alla candidabilità.
Ieri De Luca non si è presentato a Palazzo Santa Lucia come dovuto a causa dell’enorme macigno cadutogli addosso, in attesa della decisione del giudice contro il quale i suoi avvocati inoltreranno una miriade di ricorsi, la tradizionale cerimonia per le consegne della direzione regionale, non è avvenuta, Caldoro ha atteso rispettosamente il tempo necessario, poi ha lasciato Palazzo Santa Lucia e se n’è andato, per la prima volta nella storia della Regione, si è interrotta la continuità istituzionale.
La Regione si chiede, in caso di calamità e di altra emergenza, in questa fase di scompiglio istituzionale, chi deciderebbe il da farsi, lo farebbe Renzi assumendo il potere ad interim? È giusto tenere il governo di una Regione sospeso, la famosa democrazia popolare calpestata e in attesa dei ricorsi che i legali riusciranno a sviscerare, e intanto il popolo che ha creduto e votato anelando il cambiamento ancora una volta si sente tradito da un presunto leader che aspetta anche lui la leggina personale che gli dia la possibilità di servire la causa renziana.
Se lo meritavano questo gli elettori campani, senz’altro no, hanno creduto di poter votare una persona che il suo Partito avrebbe dovuto tenere fuori dalla competizione perché c’era una legge da rispettare, quella stessa legge che era già stata applicata e ha punito, avrebbe dovuto valere anche per lui, ma forse a prevalere è stata l’intesa con l’alto comando di ovviare modificando qualche virgola e parentesi compresa nel testo e tutto sarebbe andato liscio, ma così non è stato, e come sempre a farne le spese è il povero popolo dei creduloni, un andazzo miserabile e penoso.
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