Funerale tradizionale. |
Secondo quanto pubblicato dal Mattino di Napoli, un funerale su tre sarebbe stato già eseguito nel rispetto green, vale a dire, il parente cremato e consegnato ai familiari in un’urna di sabbia compattata ma pronta a sciogliersi a contatto con l’acqua di mare e disperdere le ceneri del caro estinto nelle acque delle correnti marine, servendo ancora “magari” come antipasto per la flora marina per alimentare il ciclo della vita.
Ad affermarlo sarebbe Gennaro Tammaro, uno tra i maggiori impresari funebri napoletani, il quale sarebbe stato uno dei primi a importare e pubblicizzare questo prodotto ecosostenibile a impatto zero sull’ambiente che avrebbe trovato un così grande consenso nel pubblico degli eredi del trapassato che permetterebbe in un colpo solo di tagliare nettamente i ponti con parenti e conoscenti, niente più fiori, visite domenicali, lacrime o ricordi, che sia stata una figura stimata, o odiata, finisce tutto nel mare con un vero addio per sempre.
Forse i familiari che finora hanno risposto all’invito ecologico sono stati quelli già in vita hanno cercato di tagliare i contatti con il caro estinto diventato in tanti casi un peso da sopportare, specialmente per chi doveva ereditare e non vedeva l’ora, questa novità ecologica per molte persone legate ai propri cari potrà sembrare una soluzione ecologicamente parlando ma può significare anche un abbandono forzato delle proprie origini ai quali tantissimi sono ancor oggi legati a doppio filo indissolubile.
A prescindere che l’urna in oggetto, può essere anche sotterrata o tenuta in casa a seconda dei casi e del volere della famiglia, come si legge sul Mattino di Napoli, forse nel rispetto biblico religioso sarebbe il caso di continuare ad accettare il famoso passo” Polvere alla polvere”, ma i tempi cambiano e bisogna anche stare al passo, anche se controvoglia.
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