sabato 6 maggio 2017

Anm in ginocchio irreversibile, il direttore Ramaglia si dimette: situazione drammatica, come si legge sul Mattino di Napoli.

Secondo il direttore uscente, non ci sarebbero i presupposti per il salvataggio della grande azienda di trasporti partenopea: lascio con rammarico non potendo fare altro.

Un antico detto molto in voga nell’ambiente dei marinai recita così, “Quando la nave sta per affondare, i primi a scappare sono i topi che l’hanno rosicchiata.” Se l’Azienda di trasporto pubblico è arrivata al capolinea senza il gasolio per ripartire, a chi si può attribuire la colpa se non alla scellerata gestione del passato, l’Anm per tanti anni è stata una mucca da mungere sempre con le mammelle piene, super stipendi, super incentivi, e super trattamenti, ma adesso sarebbe venuto il momento di ammutinarsi.

Attribuire la colpa ai mancati ticket dei viaggiatori è puerile e banale perché si sarebbe potuto provvedere con mezzi adeguati, come si può pensare che i mancati utili giornalieri, da soli abbiano pesato tanto da mandare in tilt un sistema aziendale storico, è chiaro che i mancati utili non possono equiparare le faraoniche buon’uscite dei dirigenti che visto la mala parata hanno preferito abbandonare la barca prima che affondasse portando a terra solo il proprio baule colmo d’oro.

L’abbandono del direttore Alberto Ramaglia avviene dopo sei anni di conduzione del carretto Anm, certo, in sei anni l’andamento di un’azienda nella quale si dovrebbe vivere tutti i giorni, dovrebbe apparire abbastanza chiaro, i segni dello sbandamento non sono nuovi, il suo timone non era più stabile già anni addietro perché si è aspettato l'irreversibilità in un momento poco felice sia per le casse statali, sia per quelle regionali, ma con tutto ciò, il direttore che scappa porterà a casa sua buon’uscita, pensione favolosa, e incentivi, da prelevare in una cassa sfondata.
 

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