giovedì 22 settembre 2016

Roma, dal Campidoglio Virginia Raggi dice categoricamente no alle Olimpiadi.

Nonostante le avversità politiche e sociali, la sindaca non ha ritenuto opportuno ritoccare la sua decisione, niente Olimpiadi per non aumentare i debiti.

Virginia Raggi ha costruito il suo «no» alle Olimpiadi di Roma del 2024 su alcuni elementi concreti, in una città disastrata, depredata e altamente indebitata, sarebbe da incoscienti preparare Roma a un altro colpo di mano per opera dei truffatori e delle tante imprese fatte nascere apposta per entrare nell’affare Olimpiadi, truffatori e opportunisti stavano già immedesimarsi nella arte dei grandi costruttori di strade, impianti e ampliamenti delle strutture sportive esistenti, altri debiti per i romani, che non sono in grado di sostenerli.

Lungimirante la sindaca ha interpretato come un’altra bufala, la promessa di Renzi di intervenire nei costi olimpici con l’intero ammontare direttamente a carico dello stato e non del comune di Roma, per cui, secondo le sue motivate supposizioni si sarebbe trattato nel migliore dei casi di altri oneri a carico degli italiani con il sostanziale ampliamento del debito pubblico, ma come si sarebbe potuto evitare di far cadere il somaro addosso ai romani quando la storia dei debiti parla chiaro, stiamo ancora pagando i debiti delle olimpiadi del 60 e i mondiali di calcio del 90.

Renzi fa volare miliardi di euro nel vento delle elargizioni governative, ma i circa sette miliardi che ha dichiarato di voler stanziare per le Olimpiadi, chi le dovrebbe rimettere nel cassetto dello Stato se non gli italiani, romani compresi, senz’altro ha fatto bene la sindaca a non creare i presupposti di altre fregature e truffe ai danni dei cittadini italiani, in un momento in cui non si possono riconoscere aiuti agli esodati ai salvaguardati, alle pensioni minime che vedono i termini della pensione allungarsi sempre di più, regalare altre finanze ai truffatori sarebbe stato uno schiaffo alla miseria.

La motivazione della Raggi per giustificare il suo «no» alle Olimpiadi di Roma, è stato quello di illustrare agli italiani che la Capitale sta ancora pagando i debiti per gli espropri del 1960, che pesano sul debito accumulato per un miliardo di euro, realtà che politicamente si sta cercando di sminuire, ma la verità la conoscono bene gli italiani che non arrivano alla terza settimana e che non sono in grado di sopportare altre richieste di aiuto alle bande di sciacalli pronti a spennare il pollo.

Nessun commento: