venerdì 30 gennaio 2015

Fabrizio Corona, niente sconto di pena, per il sistema giuridico avrebbe scatenato una reazione a catena.

La Corte suprema ha ritenuta equa la condanna al punto di non apportare nessuna modifica, ne tantomeno sconti.

Il reato contestato a Fabrizio Corona per aver scattato e tentato di commercializzare foto di personaggi pubblici, a prima vista, rapportato alle condanne per delitti di mafia e di estorsione in genere, sembrerebbe molto spropositato, per cui parrebbe ingiusta la condanna a nove anni di detenzione, e motivata la richiesta dei domiciliari presentata dai suoi legali a causa delle condizioni fisicopsisichiche del detenuto.

Nonostante lo scalpore provocato dalla richiesta, e nonostante l’interessamento dei media e dei conduttori TV che hanno ricamato sulla notizia per intere settimane allo scopo di fare spettacolo, siccome l’accettazione della riduzione di pena e della conversione da carcere a domiciliari da parte dei giudici avrebbe costituito un rischioso precedente innescando una reazione a catena sfruttabile anche da chi non ne dovrebbe beneficiare.

Premesso che la pena che Corona deve scontare non sarebbe altro che l’accumulo di diverse sciocchezze commesse in pochi anni e che sono conferiti in un’unica condanna, una sua riduzione di pena avrebbe certamente dato vita a una lunga serie di richieste motivata da ragioni di salute che in tante occasioni sono vere e in altre anche forzate, come in tanti casi che si sono verificati in passato e ai quali dovrebbe essere applicato anche il reato di aver preso in giro la magistratura.

Nessun commento: