mercoledì 10 dicembre 2014

Napoli, un baby boss minaccia di uccidere il Carabiniere che l’aveva arrestato.

Ti ammazzerò nella tua caserma, come minorenne me la cavo con dieci anni di carcere, ma tu morirai per mano mia se mi arresti.

Torre Annunziata. Sarebbero queste le parole pronunciate dal figlio di un boss della camorra, dopo che i Carabinieri sono riusciti a fermarlo in sella al suo centauro, parole figlie di una cultura emarginante di una gioventù vissuta assieme alla sua famiglia ai margini di una società onesta e lavoratrice, che magari, nonostante la sua giovane età già gira con la pistola nella cintura che il suo stesso padre gli avrebbe regalato, il tutto, come riportato dal quotidiano “Il Mattino di Napoli”.

Minacce che mettono in mostra tutto il malessere di una società malata, parole pronunciate da un ragazzino di appena 16 anni che cresce già con la consapevolezza della galera e facendone del carcere addirittura una bandiera di forza e di potere, il lato più brutto della vicenda è che a farne le spese è uno di quelli che tutti i giorni è pronto a rischiare la sua pelle per pochi soldi, per quello stipendio che gli permette di sfamare moglie e figli.

I motivi del perché succedono certe cose sono molteplici, forse quello più evidente è dettato dall’indulgenza delle leggi che mediante appigli legali mettono e rimettono in strada elementi che in altri tempi venivano confinati a spaccare pietre, oggi i costi insostenibili del loro mantenimento, gli alti costi dei penitenziari, la dura gestione del sistema carcerario e di tutto l’apparato, fanno si che la giustizia invece di imprigionarli li manda in villeggiatura

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