Nella tarda mattinata di sabato 15 novembre, la villa comunale (o almeno quello che ne resta) era allo stato di deserto cittadino, una villa comunale priva di vita ad eccezione delle due persone fotografate e degli addetti alla custodia e manutenzione rinchiusi nella sala dei custodi per proteggersi da qualche zeffiro di vento o da qualche foglia autunnale che avrebbe potuto poggiarsi sulla loro testa, regalandogli anche la scusa di un eventuale ricovero ospedaliero.
È brutto costatare che quella che dovrebbe rappresentare un luogo di svago e divertimento per i bambini sia abbandonata a se stessa, senza che nessuno si preoccupi di raccogliere una foglia rendendola inutilizzabile dai cittadini (nonni, genitori e bambini) che passano lontano per non beccarsi un’infezione, e vergognoso assistere al declino inesorabile verso il quale la stessa si sta avviando se non si pone rimedio.
Eppure gli addetti ci sono, la tartassata società paga tre socialmente utili che di utile, proprio non si sa cosa danno e cosa fanno, allo stato in cui si trova la struttura ricettiva, la collettività che contribuisce alle loro paghe si chiede se non sia veramente più conveniente affidarla a un’impresa esterna con l’obbligo di renderla disponibile, agibile, di curarla nell’igiene e di renderla fruibile per le necessità per le quali essa è nata, vista l’impossibilità amministrativa di gestirne la cura senza dover cedere a pretese onerose senza aver prima dimostrato di guadagnarsele.
Qualcuno dirà che anni addietro essa era aperta e più decorosa, forse, ma a quale prezzo la città beneficiava di quello che gli spettava di diritto, il mea culpa è una cosa che le amministrazioni della città hanno perso l’abitudine di fare imparando e praticando le denigrazioni come stendardo per raccogliere consensi in una società che loro malgrado, ha imparato a ragionare e che forse prossimamente saprà anche come votare per sotterrare la parte brutta della politica.
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