La colossale opera del Mose che avrebbe dovuto salvare Venezia è stata solo una miliardaria truffa allo Stato e agli italiani.
La diga meccanica che tramite enormi paratie avrebbe dovuto proteggere la città e la laguna veneta limitando o eliminando del tutto il flusso dell’acqua proveniente dall’Adriatico che raggiunge la Laguna veneta con la complicità del vento di scirocco che in determinate condizioni atmosferiche spinge il mare verso la città di Venezia determinando appunto il fenomeno dell’acqua alta, un problema secolare che il Mose avrebbe dovuto ridurre o eliminare del tutto grazie a delle enormi paratie metalliche che alzandosi avrebbero dovuto ostruire o limitare il passaggio delle acque adriatiche rendendo vivibile e godibile l’ex Repubblica Marinara.
L‘Opera incompuita, sebbene sia costata circa sei miliardi di euro, non ha dato nessun beneficio alla Laguna se non ai manovratori della finanza sotto forma di tangenti e mazzette milionarie elargite e intascate dai tanti politici e faccendieri che all’epoca hanno gestito il grande progetto, molti ricorderanno che furono inquisiti una trentina di persone considerate dei satelliti che giravano intorno all‘ex govenatore della Regione Veneto Giancarlo Galan e a chi gestiva nel suo nome i flussi finanziari.
Le vicende del Mose e di Expo hanno messo in evidenza le grandi capacità dei politici nel progettare e impastire truffe megagalattiche ai danni dello Stato e dei cittadini, capacità che se fossero messe a disposizione del bene pubblico e non di quello personale, farebbero veramente fiorire lo Stato con la riduzione del debito pubblico oltre a far rientrare i capitali sottratti e portati nei paradisi fiscali su loro stesso ordine impartito ai loro amici e faccendieri sparsi nei tanti paesi del mondo.
L’Acqua alta di Venezia non è un problema nuovo ma arcaico, ma questo evento ha dato modo ai nostri politici di sfruttare la calamità per preparare una nuova truffa miliardaria ai danni del popolo investendo un altro paio di miliardi di euro per il ripristino delle opere semicostruite e già ammalorate e per il completamento di tutto l’apparato che sta dimostrando di essere una vera miniera di diamanti dalla quale attingere denaro non appena i nostri politici ne avranno bisogno per le spesucce delle loro mogli, incuranti del fatto che molti terremotati dormono ancora nei container e che il popolo è allo stremo senza lavoro, senza soldi e in tanti casi senza nemmeno il cibo da mangiare, ma va bene così, l’importante è che loro possono continuare a lucrare a spese del popolo.
La diga meccanica che tramite enormi paratie avrebbe dovuto proteggere la città e la laguna veneta limitando o eliminando del tutto il flusso dell’acqua proveniente dall’Adriatico che raggiunge la Laguna veneta con la complicità del vento di scirocco che in determinate condizioni atmosferiche spinge il mare verso la città di Venezia determinando appunto il fenomeno dell’acqua alta, un problema secolare che il Mose avrebbe dovuto ridurre o eliminare del tutto grazie a delle enormi paratie metalliche che alzandosi avrebbero dovuto ostruire o limitare il passaggio delle acque adriatiche rendendo vivibile e godibile l’ex Repubblica Marinara.
L‘Opera incompuita, sebbene sia costata circa sei miliardi di euro, non ha dato nessun beneficio alla Laguna se non ai manovratori della finanza sotto forma di tangenti e mazzette milionarie elargite e intascate dai tanti politici e faccendieri che all’epoca hanno gestito il grande progetto, molti ricorderanno che furono inquisiti una trentina di persone considerate dei satelliti che giravano intorno all‘ex govenatore della Regione Veneto Giancarlo Galan e a chi gestiva nel suo nome i flussi finanziari.
Le vicende del Mose e di Expo hanno messo in evidenza le grandi capacità dei politici nel progettare e impastire truffe megagalattiche ai danni dello Stato e dei cittadini, capacità che se fossero messe a disposizione del bene pubblico e non di quello personale, farebbero veramente fiorire lo Stato con la riduzione del debito pubblico oltre a far rientrare i capitali sottratti e portati nei paradisi fiscali su loro stesso ordine impartito ai loro amici e faccendieri sparsi nei tanti paesi del mondo.
L’Acqua alta di Venezia non è un problema nuovo ma arcaico, ma questo evento ha dato modo ai nostri politici di sfruttare la calamità per preparare una nuova truffa miliardaria ai danni del popolo investendo un altro paio di miliardi di euro per il ripristino delle opere semicostruite e già ammalorate e per il completamento di tutto l’apparato che sta dimostrando di essere una vera miniera di diamanti dalla quale attingere denaro non appena i nostri politici ne avranno bisogno per le spesucce delle loro mogli, incuranti del fatto che molti terremotati dormono ancora nei container e che il popolo è allo stremo senza lavoro, senza soldi e in tanti casi senza nemmeno il cibo da mangiare, ma va bene così, l’importante è che loro possono continuare a lucrare a spese del popolo.
Nessun commento:
Posta un commento