(Questa sentenza autorizzerebbe non solo il pubblico a malmenare chi fa il proprio dovere, ma anche a essere meno umani e scrupolosi sul servizio che prestano i sanitari giorno e notte).
Tre colpi sferrati con la stampella nonostante il piede ingessato: i primi due schivati per un pelo dalla vittima e il terzo - dopo un tentativo di fuga dell'infermiere, bloccato dall'ostacolo di altre persone - che va a segno sulla mano dell'operatore. Risultato: frattura di un dito e 24 giorni di prognosi.
Per il pubblico ministero che ha curato l'istruttoria del contenzioso penale - nato dalla denuncia dell'infermiere del Santobono, vittima, il 22 settembre scorso, dell'ennesima aggressione - quanto accaduto vale la richiesta di archiviazione «per particolare tenuità del fatto». Ora si è in attesa del pronunciamento del gip presso la Procura del Tribunale di Napoli.
Rabbia, amarezza, avvilimento, i sentimenti con cui medici e infermieri, colleghi della vittima ma anche dipendenti di altre Asl e ospedali della città, hanno appreso ieri mattina la richiesta del pm. «Una notizia che ci ha fatto molto male - avverte Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del polo pediatrico partenopeo, tra i protagonisti dell'assistenza alla piccola Noemi, scampata miracolosamente a una sparatoria di camorra - considerare irrilevante una lesione inflitta con un atto violento, e che comunque ha determinato inabilità al lavoro per quasi un mese, non può essere definita tenue in un paese civile.
Il corpo contundente usato per offendere - aggiunge Tipo - non può, inoltre, essere definito un normale presidio per la deambulazione. Siamo profondamente amareggiati.
Abbiamo paura che simili richieste - conclude il primario - possano aprire la strada ad atteggiamenti ancora più violenti verso il personale sanitario già quotidianamente vessato e umiliato». Il procedimento è per lesioni, il codice prevede pene severe ma, in questo caso, il pm rileva che «per le
modalità della condotta e l'esiguità del danno o del pericolo, l'offesa sia di particolare tenuità».
(L’Articolo è stato pubblicato dal Mattino di Napoli e riportato integralmente per esternare un senso di indignazione e solidarietà verso tutti quelli che lavorano nel settore sanitario).
Tre colpi sferrati con la stampella nonostante il piede ingessato: i primi due schivati per un pelo dalla vittima e il terzo - dopo un tentativo di fuga dell'infermiere, bloccato dall'ostacolo di altre persone - che va a segno sulla mano dell'operatore. Risultato: frattura di un dito e 24 giorni di prognosi.
Per il pubblico ministero che ha curato l'istruttoria del contenzioso penale - nato dalla denuncia dell'infermiere del Santobono, vittima, il 22 settembre scorso, dell'ennesima aggressione - quanto accaduto vale la richiesta di archiviazione «per particolare tenuità del fatto». Ora si è in attesa del pronunciamento del gip presso la Procura del Tribunale di Napoli.
Rabbia, amarezza, avvilimento, i sentimenti con cui medici e infermieri, colleghi della vittima ma anche dipendenti di altre Asl e ospedali della città, hanno appreso ieri mattina la richiesta del pm. «Una notizia che ci ha fatto molto male - avverte Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del polo pediatrico partenopeo, tra i protagonisti dell'assistenza alla piccola Noemi, scampata miracolosamente a una sparatoria di camorra - considerare irrilevante una lesione inflitta con un atto violento, e che comunque ha determinato inabilità al lavoro per quasi un mese, non può essere definita tenue in un paese civile.
Il corpo contundente usato per offendere - aggiunge Tipo - non può, inoltre, essere definito un normale presidio per la deambulazione. Siamo profondamente amareggiati.
Abbiamo paura che simili richieste - conclude il primario - possano aprire la strada ad atteggiamenti ancora più violenti verso il personale sanitario già quotidianamente vessato e umiliato». Il procedimento è per lesioni, il codice prevede pene severe ma, in questo caso, il pm rileva che «per le
modalità della condotta e l'esiguità del danno o del pericolo, l'offesa sia di particolare tenuità».
(L’Articolo è stato pubblicato dal Mattino di Napoli e riportato integralmente per esternare un senso di indignazione e solidarietà verso tutti quelli che lavorano nel settore sanitario).
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