mercoledì 5 ottobre 2016

Almaviva, viene meno l’accordo, Roma e Napoli a rischio chiusura, incontro azienda-sindacati.

In gioco ci sono 1700 posti di lavoro, l’Azienda leder del Call Center italiano, si avvia a mettere in pratica la delocalizzazione, il piano era evidente già a maggio scorso.

Non è più una questione sindacale, ma di piano industriale, Almaviva sta avviando la sua linea di condotta verso quella che ormai è evidente a tutti, spostare l’azienda nei territori dell’Est Europa dove la manod’opera costa molto di meno, anche se i suoi rappresentanti non si sbilanciano, l‘intendo sembra essere proprio orientato verso l’esodo dal territorio italiano anche al costo di sacrificare la professionalità dei sui addetti ai lavori, personale ormai formato e valido.

Lo scorso maggio Almaviva e sindacati avevano raggiunto un accordo per scongiurare i licenziamenti grazie alla disponibilità della solidarietà e degli ammortizzatori sociali straordinari, ma a fine settembre l’azienda ci ha ripensato cercando di addossare le responsabilità del cambiamento di programma ai sindacati, accusati di aver disatteso quanto concordato a maggio.

Al momento, la verità che traspare dall’intera vicenda sono dei licenziamenti mascherati in merito alla richiesta di spostamento di 150 addetti da Palermo a Cosenza, ma trattandosi di dipendenti part time con uno stipendio di circa 600 euro mensili, Almaviva mira alla rinuncia di questi per l’impossibilità di affrontare i costi di trasferta, quindi, li sta spingendo al licenziamento, resta solo da vedere gli ultimi sviluppi che dovrebbero scaturire oggi dall’incontro dell’Azienda leader del call center con le rappresentanze sindacali.

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