giovedì 21 aprile 2016

Castelvolturno, la situazione ambientale di Lago Patria reclama giustizia.



Foto di redazione del 20 aprile 2016
È fuori ogni logica governativa abbandonare le periferie, a maggior ragione, quando in questa periferia il Buon Dio vi ha posto un gioiello come "LAGO PATRIA".

Sia la strada di penetrazione al circumlago, sia il tratto finale della Domiziana. si trovano planimetricamente all’estremo sud del territorio casertano, ma fare conto che queste non esistano oltre a essere indice di mal governo, costituisce anche una poca oculatezza nella gestione del proprio territorio, se questa zona fosse valorizzata porterebbe ricchezza e lavoro invece di prostituzione e degrado.

La strada in oggetto che da accesso al circumlago, dall’ingresso Domizio, fino alla centrale idrovora sarebbe territorio di Castelvolturno, come pure il tratto della Domiziana che da accesso al centro sportivo di canottaggio, ed è proprio da questo centro che secondo la presidenza dell’Associazione LIPU entrerebbero i liquami inquinanti nelle acque del lago, situazione voluta da qualche individuo senza scrupoli che per soldi starebbe avvelenando l’habitat e la fauna ittica in esso presente.

Sarebbe opportuno che il sindaco di Castelvolturno facesse una capatina nelle zone descritte per accertare di persona le responsabilità oggettive denunciate dagli ambientalisti e dai cittadini che non sono più disposti a tollerare l’enormità dei sacchi di rifiuti maleodoranti che sono sistematicamente scaricati al lato dx della strada di penetrazione, sono tanti da occultare del tutto il cumulo di calcinacci scaricati tempo fa da qualche bandito approfittando dello stato di totale abbandono e incuria.

Come pure, da parte del sindaco, al fine di tutelare la sua persona e la sua Amministrazione, sarebbe necessario indagare sulla rete fognaria e lo stato degli eventuali scarichi abusivi e criminali più volte denunciati che starebbero scaricando direttamente nelle acque del lago, non essendo depurate starebbero avvelenando le pescose acque in danno della fauna ittica, e determinando la poco salutare e puzzolente visione dell’accentramento delle sostanze luride affioranti dall’acqua che si condensano presso la riva.

Un’azione banditesca che se accertata determinerebbe l’accusa di disastro ambientale colposo a carico di chi essendo il primo responsabile del territorio chiamato a governare sarebbe responsabile anche e soprattutto delle azioni eversive messe in atto a sua insaputa e che se fosse chiamato in giudizio si direbbe che in qualità di sindaco, non poteva non sapere.

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