Il grande esodo extracomunitario verso la terra promessa.
ESODO, forse è la giusta interpretazione del fenomeno migratorio che si è registrato dall’ultimo ventennio a questa parte nella nostra Nazione, e continua tutti i giorni, per opera di persone comunitarie e non, come gli ebrei, anche questi vanno alla ricerca di un mondo migliore, provenienti dai piu’ disparati stati europei e africani.
Continuamente, si apprende di sbarchi di disperati in cerca della soluzione parziale dei problemi che li affliggono da generazioni, l’artefice o complice di questo grande flusso migratorio clandestino è stata senz’altro l’informazione televisiva e giornalistica attraverso la quale hanno appreso di uno stile di vita, più dignitoso, forse più disponibile e adatto ad alleviare in parte il loro eterno male, la fame.
Mi riferisco principalmente a quelli provenienti da quella parte del terzo mondo senza risorse, povera e abbandonata, verso i quali il più delle volte mostriamo tanta intolleranza, a loro volta, credo che ormai anche se informati e coscienti dei rischi della traversata, dell’accoglienza che troveranno ad aspettarli in Italia, sono predisposti, comunque a sopportare angherie e tirannie per l’imbarco e lo sbarco, oltre l’arroganza da padrone con la quale trattiamo queste persone solo perché essi sono umili e modesti e non reagiscono alle offese, offendendone e calpestandone spudoratamente la dignità senza scrupolo alcuno.
Essi chiedono poco, soltanto un poco di lavoro anche giornaliero che gli permetta di sfamarsi e sacrificando loro stessi inviare un po’ di soldi a casa per aiutare le loro famiglie, dando, (a chi senza vergogna si sente il loro padrone), la possibilità di speculare anche sulla loro fame nella speranza di vivere uno stile di vita qualitativamente migliore di quello che conoscono e che costantemente, non per colpa loro, vivono nel loro paese.
Forse, è anche doveroso fare una distinzione tra le varie etnie che sono emigrate in Italia, mentre il popolo di colore cerca di sbarcare il lunario con grande dignità, affidandosi perlopiù a lavori manuali, il popolo dell’est, essendo più selettivo ed esigente, cerca un lavoro remunerativamente più vantaggioso e per questo in tanti casi di cronaca, a volte sfocia anche nell’illegale, non per discriminare, ma quante volte abbiamo sentito di furti in ville, illegalità minorile, per opera d’immigrati dell’est.
Chiedetevi una cosa: Avete mai visto una donna di colore con il figlio tra le braccia chiedere l’elemosina al semaforo o per la strada? Avete mai visto un uomo di colore che fa da protettore o da procacciatore al mendicare del figlio? Avete mai sentito di ladri d’appartamenti di colore? Alla luce di ciò, mi chiedo; è giusto continuare a maltrattare il popolo nero solo perché possiede, nel DNA, una predisposizione alla sopportazione? Quale dignità si ottiene maltrattando uno che non si difende, e sapendo, che non si può difendere? Chi è il peggiore tra i due l’offensore che ha potere e lo usa smoderatamente, o l’oppresso che sopporta dignitosamente?
Invito tutti i lettori a far tesoro di quanto letto e a ricordare che noi in America, oltre a tantissima brava gente lavoratrice che ha contribuito non poco alla grandezza del continente nuovo, abbiamo esportato anche il meglio della delinquenza e dell’affarismo illecito, e il popolo americano non ci odia per questo, perché noi dovremmo odiare chi ci dà, e non ci deruba?
ESODO, forse è la giusta interpretazione del fenomeno migratorio che si è registrato dall’ultimo ventennio a questa parte nella nostra Nazione, e continua tutti i giorni, per opera di persone comunitarie e non, come gli ebrei, anche questi vanno alla ricerca di un mondo migliore, provenienti dai piu’ disparati stati europei e africani.
Continuamente, si apprende di sbarchi di disperati in cerca della soluzione parziale dei problemi che li affliggono da generazioni, l’artefice o complice di questo grande flusso migratorio clandestino è stata senz’altro l’informazione televisiva e giornalistica attraverso la quale hanno appreso di uno stile di vita, più dignitoso, forse più disponibile e adatto ad alleviare in parte il loro eterno male, la fame.
Mi riferisco principalmente a quelli provenienti da quella parte del terzo mondo senza risorse, povera e abbandonata, verso i quali il più delle volte mostriamo tanta intolleranza, a loro volta, credo che ormai anche se informati e coscienti dei rischi della traversata, dell’accoglienza che troveranno ad aspettarli in Italia, sono predisposti, comunque a sopportare angherie e tirannie per l’imbarco e lo sbarco, oltre l’arroganza da padrone con la quale trattiamo queste persone solo perché essi sono umili e modesti e non reagiscono alle offese, offendendone e calpestandone spudoratamente la dignità senza scrupolo alcuno.
Essi chiedono poco, soltanto un poco di lavoro anche giornaliero che gli permetta di sfamarsi e sacrificando loro stessi inviare un po’ di soldi a casa per aiutare le loro famiglie, dando, (a chi senza vergogna si sente il loro padrone), la possibilità di speculare anche sulla loro fame nella speranza di vivere uno stile di vita qualitativamente migliore di quello che conoscono e che costantemente, non per colpa loro, vivono nel loro paese.
Forse, è anche doveroso fare una distinzione tra le varie etnie che sono emigrate in Italia, mentre il popolo di colore cerca di sbarcare il lunario con grande dignità, affidandosi perlopiù a lavori manuali, il popolo dell’est, essendo più selettivo ed esigente, cerca un lavoro remunerativamente più vantaggioso e per questo in tanti casi di cronaca, a volte sfocia anche nell’illegale, non per discriminare, ma quante volte abbiamo sentito di furti in ville, illegalità minorile, per opera d’immigrati dell’est.
Chiedetevi una cosa: Avete mai visto una donna di colore con il figlio tra le braccia chiedere l’elemosina al semaforo o per la strada? Avete mai visto un uomo di colore che fa da protettore o da procacciatore al mendicare del figlio? Avete mai sentito di ladri d’appartamenti di colore? Alla luce di ciò, mi chiedo; è giusto continuare a maltrattare il popolo nero solo perché possiede, nel DNA, una predisposizione alla sopportazione? Quale dignità si ottiene maltrattando uno che non si difende, e sapendo, che non si può difendere? Chi è il peggiore tra i due l’offensore che ha potere e lo usa smoderatamente, o l’oppresso che sopporta dignitosamente?
Invito tutti i lettori a far tesoro di quanto letto e a ricordare che noi in America, oltre a tantissima brava gente lavoratrice che ha contribuito non poco alla grandezza del continente nuovo, abbiamo esportato anche il meglio della delinquenza e dell’affarismo illecito, e il popolo americano non ci odia per questo, perché noi dovremmo odiare chi ci dà, e non ci deruba?
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