Eternit, condanna affossata dalla prescrizione, sfumano i risarcimenti per le famiglie colpite, resta solo delusione e rabbia.
Con questa decisione, la Cassazione, ha seppellito ancora una volta i tanti morti che avevano chiesto giustizia per essere rimasti vittime delle polveri dannose dell’Amianto, la Corte di Appello, il 3 giugno del 2013, condannò a diciotto anni di reclusione e al pagamento di 89 milioni di euro d’indennizzi per aver riconosciuto nella vicenda il reato di disastro ambientale doloso a carico di Stephan Schmidhein, patron della società che produceva l’eternit.
Grande delusione per i familiari delle vittime arrivate da Casale Monferrato, presenti a Roma alla lettura del verdetto di prescrizione, prescrizione che annulla anche il risarcimento dei 20 milioni in favore della Regione Piemonte parte civile nel processo, il pm Raffaele Guariniello, sostenitore accanito delle vittime ha dichiarato che il reato è prescritto, ma non assolto, per cui si può aprire adesso il capitolo degli omicidi.
Quanti anni ancora devono passare prima che quel che resta della Giustizia, possa dare la giusta e motivata soddisfazione morale a chi ha sostenuto costi elevati per le cure e in seguito, lutti familiari provocati da quello che è stato dichiarato, nelle stesse aule dei tribunali dalla passata sentenza come “Reato ambientale con dolo”, reato commesso non solo negli stabilimenti su territorio italiano, ma esteso anche in altri stati europei.
L’Inps e l’Inail che all’epoca hanno sostenuto i costi per l’assistenza delle vittime con un esborso quantizzato in 280 mln di euro, non solo hanno perso ogni speranza di ristoro, ma sono state condannate a pagare alcune migliaia di euro per le spese processuali, se la giustizia deve andare avanti in questo modo, ogni speranza di essere tutelati in giudizio va a farsi inumare assieme alle vittime dell’Amianto, se per cercare tutele legali devono passare inesorabilmente quarant’anni, allora veramente siamo alla fine.
Sembrerebbe proprio che per i poveri non c'è mai giustizia, che nei tribunali si faccia il possibile per ritardare i processi per far in modo che si arrivi a quella prescrizione che mette tutto a tacere, in favore solo di chi ha commesso il reato, ma quando il reato è di così grande dolore umano, diventa ingiustizia sociale, e l’ingiustizia sociale porta alla completa sfiducia nelle istituzioni e in chi dovrebbe amministrare la bilancia della giustizia.
Con questa decisione, la Cassazione, ha seppellito ancora una volta i tanti morti che avevano chiesto giustizia per essere rimasti vittime delle polveri dannose dell’Amianto, la Corte di Appello, il 3 giugno del 2013, condannò a diciotto anni di reclusione e al pagamento di 89 milioni di euro d’indennizzi per aver riconosciuto nella vicenda il reato di disastro ambientale doloso a carico di Stephan Schmidhein, patron della società che produceva l’eternit.
Grande delusione per i familiari delle vittime arrivate da Casale Monferrato, presenti a Roma alla lettura del verdetto di prescrizione, prescrizione che annulla anche il risarcimento dei 20 milioni in favore della Regione Piemonte parte civile nel processo, il pm Raffaele Guariniello, sostenitore accanito delle vittime ha dichiarato che il reato è prescritto, ma non assolto, per cui si può aprire adesso il capitolo degli omicidi.
Quanti anni ancora devono passare prima che quel che resta della Giustizia, possa dare la giusta e motivata soddisfazione morale a chi ha sostenuto costi elevati per le cure e in seguito, lutti familiari provocati da quello che è stato dichiarato, nelle stesse aule dei tribunali dalla passata sentenza come “Reato ambientale con dolo”, reato commesso non solo negli stabilimenti su territorio italiano, ma esteso anche in altri stati europei.
L’Inps e l’Inail che all’epoca hanno sostenuto i costi per l’assistenza delle vittime con un esborso quantizzato in 280 mln di euro, non solo hanno perso ogni speranza di ristoro, ma sono state condannate a pagare alcune migliaia di euro per le spese processuali, se la giustizia deve andare avanti in questo modo, ogni speranza di essere tutelati in giudizio va a farsi inumare assieme alle vittime dell’Amianto, se per cercare tutele legali devono passare inesorabilmente quarant’anni, allora veramente siamo alla fine.
Sembrerebbe proprio che per i poveri non c'è mai giustizia, che nei tribunali si faccia il possibile per ritardare i processi per far in modo che si arrivi a quella prescrizione che mette tutto a tacere, in favore solo di chi ha commesso il reato, ma quando il reato è di così grande dolore umano, diventa ingiustizia sociale, e l’ingiustizia sociale porta alla completa sfiducia nelle istituzioni e in chi dovrebbe amministrare la bilancia della giustizia.
Nessun commento:
Posta un commento