mercoledì 23 maggio 2018

Qualiano, l’esproprio mai pagato nella nuova piazza D’Annunzio

Le somme stabilite nel giugno scorso non sono ancora arrivate agli ex proprietari.

Questi, i titoli pubblicati dal Network “ Il Meridiano” potrebbero sembrare accuse di cattiva gestione della cosa pubblica proprio in
vista delle imminenti elezioni comunali, accuse lanciate da chi ha interesse a detronizzare e discreditare chi ancora ora risulta essere “Il Padrone della masseria qualianese” il quale, anche se agisce da tale, almeno in questa fase non dovrebbe essere accusato di abuso, basti pensare all’esproprio dei campi di Tennis liquidati dopo diverse amministrazioni.

Lo stabile di Piazza D’Annunzio a Qualiano, espropriato e poi abbattuto per l’ampliamento della storica piazza su cui le ditte incaricate stanno eseguendo i lavori progettati per l’ampliamento e per dare un vantaggio estetico e di vivibilità alla collettività, al momento gestito completamente sulla pelle degli ex proprietari i quali, fino a questo momento non avrebbero percepito ancora nulla di quanto concordato nell’atto di esproprio sebbene fosse stato loro assicurato il soddisfo a breve, come edito da “Il Meridiano”

Alla luce dei fatti, i nemici di De Luca avrebbero potuto anche risparmiarselo questo dispendio di energie poiché in base alle opinioni e al malcontento che si raccoglie nelle strade e nelle piazze, l’Amministrazione uscente avrebbe fatto un’auto gol nelle scorse settimane annunciando l’apertura contemporanea di ben cinque cantieri di opere propedeutiche alla vivibilità di alcune strade e rioni cittadini, cosa che avrebbe dato a tanti l’impressione di essere presi veramente in giro e usati solo per il voto.

Nel corso delle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida della carretta qualianese, è sempre stato uso comune trasferire gli oneri ai posteri nel nome di “Chi se ne frega, se lo vede chi viene appresso”, ma in questo caso apparente l’impossibilità ad affrontare gli oneri di quanto ufficialmente inaugurato, tutte opere che sarebbero dovute partire cinque anni fa e che sono arrivate all’appuntamento puntualmente un mese prima delle elezioni, costituirebbe un ritorno al passato, altro che il nuovo che avanza.

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