Woodcock, uno dei Pm fermati e imbavagliati. |
Chiunque è eletto dal popolo per governare il Paese è visto come persona irreprensibile, incorruttibile e controllore delle illegalità, la stessa definizione di Onorevole gli attribuirebbe tutti gli appellativi sopra descritti, per cui se così fosse, anche attraverso telefonate amichevoli o di ordine governativo non dovrebbe mai trasparire l’illegalità o qualsivoglia macchinazione contrastante con la correttezza del suo mandato politico, per cui non si dovrebbe avere niente da temere da esse.
La lettura dei testi delle intercettazioni di conversazioni disposte da un magistrato in cui si riportano le parole di personaggi pubblici, non è mai indice di curiosità o di gusto per il pettegolezzo ed è grave, come di recente si è cercato di fare, confondere la difesa della privacy con il divieto per i governati di conoscere l’attività dei governanti e di verificare che l’immagine personale presentata nel periodo della campagna elettorale corrisponda alle aspettative degli elettori.
Chi riveste una carica che comporta decisioni che hanno ricadute sulla vita degli altri non può sottrarsi al controllo del pubblico, non può invocare la difesa della privacy come un cittadino qualsiasi. Se non se la sente è meglio che cambi mestiere: nessuno lo obbliga a rimanere nella sua posizione e occuparsi delle cosa pubblica.
Considerando poi che politici e responsabili ai vertici di aziende pubbliche o private che abbiano rapporti con il pubblico si trovano in condizioni che li espongono a tentazioni ignote al cittadino comune. In questo senso sono soggetti a rischio e un controllo rafforzato nei loro confronti non è un’offesa, ma una necessità. Respingere l’esercizio di questo controllo con la scusa della privacy solleva sospetti pesanti, si è sempre detto che chi è nel giusto non teme, ma forse, non è più così
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