È abbastanza comodo prima puntare il dito contro queste persone e poi servirsene per lucro personale, ma il caporalato non è solo campano.
Sfruttare la manod’opera extracomunitaria e anche quella italiana pare sia diventata prassi normale, il fenomeno sembra non essere solo agricolo, ma esso sarebbe esercitato in tutti i settori produttivi, le risorse agricole sono reclutate la mattina agli incroci e su alcune strade diventate centri di raccolta delle risorse umane necessarie a soddisfare i lavori ordinati dal proprietario sfruttatore e del caporale che vive alle loro spalle sottraendo per se il 20% dalle loro paghe.
Nell’ultimo decennio anche gli imprenditori del Nord avrebbero imparato a speculare sulla manod’opera irregolare attingendola dai piccoli pseudo imprenditori della nostra regione che fornierebbero prestazioni di uomini per la realizzazione dei grandi centri commerciali e di edifici pubblici che in questo modo costano il trenta % in meno di quello preventivato, una grande evasione dell’IVA a discapito delle casse statali, mentre il grande imprenditore incassa l’IVA, il piccolo imprenditore caporale incassa la differenza sulla paga.
Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine il fenomeno dello sfruttamento del lavoro è talmente radicato nel tessuto sociale che cercare di fermarlo sembra esser diventata un’impresa titanica, anche nell’imprenditoria della ristorazione sotto gli occhi di tutti, e lecitamente direi, si consumerebbe l’estorsione della manod’opera, paghe ridotte per lavori part time a fronte delle dodici ore pretese, assegni familiari non dati e fatti firmare dal dipendente come incassati.
Un’altra voce che gira, riguarderebbe la dichiarazione di rinuncia alle spettanze in caso di fine rapporto fatta firmare all’atto dell’assunzione, ignobili ricatti subiti dai prestatori d’opera con la minaccia del licenziamento se si parla di questo, cose nascoste che nessun Ispettorato del Lavoro, come nessuna Compagnia di Carabinieri, riuscirà a smantellare finquando ci sarà scarsità di lavoro, è proprio la mancanza di lavoro che darebbe la possibilità ai negrieri di speculare sulla fame dei poveri.
Sfruttare la manod’opera extracomunitaria e anche quella italiana pare sia diventata prassi normale, il fenomeno sembra non essere solo agricolo, ma esso sarebbe esercitato in tutti i settori produttivi, le risorse agricole sono reclutate la mattina agli incroci e su alcune strade diventate centri di raccolta delle risorse umane necessarie a soddisfare i lavori ordinati dal proprietario sfruttatore e del caporale che vive alle loro spalle sottraendo per se il 20% dalle loro paghe.
Nell’ultimo decennio anche gli imprenditori del Nord avrebbero imparato a speculare sulla manod’opera irregolare attingendola dai piccoli pseudo imprenditori della nostra regione che fornierebbero prestazioni di uomini per la realizzazione dei grandi centri commerciali e di edifici pubblici che in questo modo costano il trenta % in meno di quello preventivato, una grande evasione dell’IVA a discapito delle casse statali, mentre il grande imprenditore incassa l’IVA, il piccolo imprenditore caporale incassa la differenza sulla paga.
Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine il fenomeno dello sfruttamento del lavoro è talmente radicato nel tessuto sociale che cercare di fermarlo sembra esser diventata un’impresa titanica, anche nell’imprenditoria della ristorazione sotto gli occhi di tutti, e lecitamente direi, si consumerebbe l’estorsione della manod’opera, paghe ridotte per lavori part time a fronte delle dodici ore pretese, assegni familiari non dati e fatti firmare dal dipendente come incassati.
Un’altra voce che gira, riguarderebbe la dichiarazione di rinuncia alle spettanze in caso di fine rapporto fatta firmare all’atto dell’assunzione, ignobili ricatti subiti dai prestatori d’opera con la minaccia del licenziamento se si parla di questo, cose nascoste che nessun Ispettorato del Lavoro, come nessuna Compagnia di Carabinieri, riuscirà a smantellare finquando ci sarà scarsità di lavoro, è proprio la mancanza di lavoro che darebbe la possibilità ai negrieri di speculare sulla fame dei poveri.
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