Renato Natale e altre figure istituzionali, insieme Franco Roberti, da tre anni è procuratore nazionale antimafia nel suo intervento a Casale, hanno ricordato la figura ormai simbolo della ribellione alla malavita organizzata che per non perdere potere mafioso non esitò a uccidere il parroco tramite i killer della mafia-camorra, è stata anche evidenziata la situazione camorristica ancora presente nella zona casertana, indicando la patologia mafiosa e ipotizzando alcune cure che necessiterebbero per la guarigione del territorio.
A 22 anni dalla morte si commemora ancora il martiro di don Giuseppe Diana, da allora molte cose sono cambiate ma la vera presenza dello Stato non ha avuto la continuità necessaria per il risanamento del territorio casalese, sono mancate le cose essenziali per bonificare la società passata con investimenti mirati per i giovani, potenziare l’istruzione, eliminare la possibilità di reclutare manovalanza a buon mercato facendo dei giovani casalesi, carne da macello.
Questa parte della provincia casertana ha tentato varie volte di risollevarsi ma l’appoggio dello Stato è stato carente, la parte sana non è mai riuscita a rialzarsi del tutto, sarebbe stato necessario il ritorno dello Stato in ogni sua forma sul territorio, adesso che è finito il potere dei vecchi boss, bisogna combattere i tanti nuovi capi che stanno nascendo favoriti dal mercato della droga che oggi più che mai è in grande espansione perché rende miliardi di euro alle cosche.
Non è con l’esercito in strada che si riesce a debellare questo linfoma canceroso che da decenni penalizza un’intera società volta a produrre ricchezza con il proprio lavoro, ma con la creazione di opportunità per i giovani che rappresenta per loro la stabilità, al fine di sottrarli ai tentacoli camorristici che annientano anche le loro sane e onorate origini familiari.
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