La magistratura ha convertito la vecchia accusa promossa a carico di Piero De Luca, figlio dell’attuale governatore campano, da appropriazione indebita a bancarotta fraudolenta in seguito alla richiesta di fallimento della soc. Ifil da lui gestita, si presume che l’incarico sia stato devoluto al giovane Piero grazie anche all'influenza del padre all’epoca sindaco di Salerno, il provvedimento è scattato nel momento in cui anche suo padre si trova nell’occhio del tifone per le ultime intercettazioni che befferebbero lo Stato e gli italiani e delle quali dovrà rispondere alle autorità.
Indipendentemente dal come sta operando nelle vesti di governatore della Regione Campania, fino a questo momento sembra non ci siano grandi accuse da muovere nei suoi riguardi, ma una cosa è da tenere presente, con il ladrocinio generale che ogni giorno viene a galla dalla grande politica, se le colpe deluchiane si riassumono solo alla battaglia per la costruzione di una piazza e del Crescend, siamo molto al di sotto della soglia delle ruberie politiche che affliggono i cittadini italiani.
Non che siano atti regolari quelli commessi da De Luca senior, ci mancherebbe, ma qualsiasi cittadino italiano conoscendo la prassi delle ruberie che si commettono ai suoi danni nei tantissimi settori della gestione dell’azienda Italia, sarebbe ben contento che fosse solo questo l’addebito a carico del governatore, ma nel caso della bancarotta contestata al giovane De Luca se fosse provato che a pagarne le conseguenze siano stati i cittadini a suo personale beneficio, bhe, allora la scure della giustizia dovrebbe calare inesorabilmente sulla sua testa e condannarlo alla pena prevista.
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