Dopo anni di angherie, imprenditori e commercianti siciliani, hanno deciso di collaborare con la giustizia, ventidue arresti, adesso tocca alla magistratura guadagnare fiducia e rispetto.
L’imprenditoria siciliana di Bagheria, stanca di pagare il pizzo che nel corso di un ventennio è diventato insostenibile, ha trovato il coraggio di ribellarsi e di denunciare le sanguisughe che puntualmente chiedevano e riscuotevano la tassa per tenere in piedi un sistema che come un tarlo corrosivo, pian piano mette con le spalle al muro le vittime di questo sistema deleterio.
Adesso, un’intera cosca di presunti appartenenti a quella forma di cancrena sociale definita mafia è finita in carcere, i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito ventidue provvedimenti cautelari nei confronti di capi e manovali della cosca mafiosa, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito d’incendio.
Le indagini svolte dai militari in seguito alle denunce sporte, hanno messo in luce le varie tecniche usate per estorcere denaro alle vittime costringendoli mediante incendi dolosi, gambizzamenti, minacce dirette e indirette attraverso i familiari a sottostare alle richieste, adesso è compito della giustizia premiare i denuncianti con condanne esemplari, se così non fosse, cadrebbe anche quel poco di fiducia che le vittime hanno riposto in essa, e sarebbe la fine.
L’imprenditoria siciliana di Bagheria, stanca di pagare il pizzo che nel corso di un ventennio è diventato insostenibile, ha trovato il coraggio di ribellarsi e di denunciare le sanguisughe che puntualmente chiedevano e riscuotevano la tassa per tenere in piedi un sistema che come un tarlo corrosivo, pian piano mette con le spalle al muro le vittime di questo sistema deleterio.
Adesso, un’intera cosca di presunti appartenenti a quella forma di cancrena sociale definita mafia è finita in carcere, i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno eseguito ventidue provvedimenti cautelari nei confronti di capi e manovali della cosca mafiosa, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona e danneggiamento a seguito d’incendio.
Le indagini svolte dai militari in seguito alle denunce sporte, hanno messo in luce le varie tecniche usate per estorcere denaro alle vittime costringendoli mediante incendi dolosi, gambizzamenti, minacce dirette e indirette attraverso i familiari a sottostare alle richieste, adesso è compito della giustizia premiare i denuncianti con condanne esemplari, se così non fosse, cadrebbe anche quel poco di fiducia che le vittime hanno riposto in essa, e sarebbe la fine.
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