martedì 6 ottobre 2015

Pompei, don Merola alza il tiro contro l’apatia, sta per chiudere il suo centro «'A voce d''e creature».

La struttura umanitaria fondata e curata da un sacerdote napoletano, don Luigi Merola, per sottrarre alle organizzazioni criminali della zona, manod’opera a buon mercato.

Conto alla rovescia per la chiusura del centro di recupero dei giovanissimi della città che vanta un pellegrinaggio religioso tra i più frequentati d’Italia, in questo contesto,  il centro “A voce d''e creature”, una delle poche iniziative umanitarie che da 7 anni cerca di sopravvivere grazie agli sforzi di don Merola che investe tutto nel centro, sembra arrivato al capolinea, il comune non elargisce fondi e don Merola è in ginocchio non come sacerdote che lo è per professione, ma come uomo.

La conduzione della fondazione costa 20 mila euro l’anno, a detta di don Luigi, fino all’anno scorso, il comune elargiva sette o ottomila euro a sostegno, ma, quest’anno niente, infatti, l’associazione a giugno scorso, è stata esclusa dal bilancio comunale condannando la sede alla chiusura certa, per mancanza di fondi, come dichiarato dal sacerdote al Mattino di Napoli.
Don Luigi Merola come consacrato, conosce solo il mondo del buonismo, della carità, dell’aiuto morale, evidentemente non conosce bene la società che lo circonda, la società alla quale se non puoi dare apporto finanziario, ti considera zero, una società che non vuole zavorra da trascinare ma fonti alle quali attingere, una società fatta  non di pensatori e sostenitori della futura classe dirigente, ma dell’attuale sistema dell’affarismo e della strafottenza verso il bisogno.

Sarà così che i 30 bambini tra i 6 e i 15 anni, che ogni giorno arrivano in sede con il sole o con la pioggia, per seguire il doposcuola, i laboratori di ceramica, di musica, di lingue, di computer, frequentatori di una struttura eretta come presidio di legalità nel «Bronx di Pompei», dove regna il disordine e la malavita, dove 'A Voce d''e creature' si ripara appunto in una villa confiscata a quel clan, ma dopo 7 anni siamo costretti a chiudere e rimettere i bambini nella strada a disposizione della camorra, che bella cosa!

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