Nicola Barbato, il poliziotto ferito. |
Magari ci crede veramente Alfano in quello stato che lui rappresenta come ministro degli interni, ma, si è mai chiesto cosa fa diventare i ragazzi campani violenti e protesi verso la delinquenza, crede veramente di risolvere la questione sud, con l’invio di militari, o arrestando qualche piccolo spacciatore di strada, o qualche ladro di polli, certamente non è questo che fa lo Stato forte.
La cancrena della malavita a Napoli non la si debella con l’arresto dei grandi capi della camorra, o sequestrandogli qualche milione di beni, i risultati di questa politica si sono visti, ciò ha dato via libera alla micro delinquenza, la quale, non avendo più i freni della grande dirigenza, sta dando adito alla criminalità che gli è stata insegnata in 10/15 anni di vita in strada al soldo della vecchia camorra, oggi è la polizia a temere di poter rientrare a casa la sera, avendo meno protezione dei ladri.
Raffaele Rende |
Per distruggere la malavita in Campania c’è un solo mezzo, ridurgli la linfa vitale costituita dalla manod’opera con la creazione dei posti di lavoro, fare in modo che i giovani indecisi optino per una vita regolare e sana non essendo più costretti ad arruolarsi sotto la bandiera pirata, l’epoca cutoliana ha segnato un nefasto ruolo nel sistema, quello dell’imprenditore mafioso che tratta i suoi dipendenti molto meglio di come lo Stato tratta i difensori della legge che rischiano la vita per poco più di mille euro al mese.
Alfano deve rendersi conto che con questo sistema giuridico, non si va da nessuna parte, un sistema politico che genera la camorra e la rende inattaccabile, una delinquenza che quasi sempre la fa franca grazie a cavilli legali generati apposta, una delinquenza minorile impunita, un permissivismo coi cattivi e i castighi per i buoni, una mancanza di lavoro che crea solo manovalanza a buon mercato per la camorra, con questi presupposti che disarmano anche il più agguerrito poliziotto, dove la vede la vittoria Alfano, sull’Elmo di Scipio.
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