La sorella del boss Michele Zagaria, Elvira Zagaria, secondo gli inquirenti, avrebbe gestito affari e capitali per svariati milioni di euro come reggente del clan.
A gestire gli appalti e gli affari del clan creato dal fratello Michele, ora in carcere, secondo gli inquirenti, sarebbe stata Elvira Zagaria, che, dopo l'arresto del fratello e la morte del marito, avrebbe portato avanti la baracca controllando in prima persona gli appalti e curando i contatti necessari per continuare la losca attività camorristica.
Un sequestro di oltre 10 milioni di euro è stato operato dalla DIA di Napoli intestati a tre persone ritenute appartenenti al clan dei casalesi, le indagini finite sotto la lente d’ingrandimento della DIA, sono stati gli appalti milionari nell'azienda ospedaliera "S. Anna e S. Sebastiano" di Caserta, sciolta per infiltrazione camorristica tempo fa.
I beni sequestrati riguarderebbero quote societarie, fabbricati e terreni nelle province di Caserta e Napoli, oltre a diversi beni mobili e rapporti finanziari gestiti dai tre indagati ritenuti semplici prestanome del clan, anche gli appalti gestiti dalla famiglia Zagaria sarebbero stati acquisiti in regime di monopolio, col metodo mafioso con la probabile collusione dei vertici dell’Azienda ospedaliera.
A gestire gli appalti e gli affari del clan creato dal fratello Michele, ora in carcere, secondo gli inquirenti, sarebbe stata Elvira Zagaria, che, dopo l'arresto del fratello e la morte del marito, avrebbe portato avanti la baracca controllando in prima persona gli appalti e curando i contatti necessari per continuare la losca attività camorristica.
Un sequestro di oltre 10 milioni di euro è stato operato dalla DIA di Napoli intestati a tre persone ritenute appartenenti al clan dei casalesi, le indagini finite sotto la lente d’ingrandimento della DIA, sono stati gli appalti milionari nell'azienda ospedaliera "S. Anna e S. Sebastiano" di Caserta, sciolta per infiltrazione camorristica tempo fa.
I beni sequestrati riguarderebbero quote societarie, fabbricati e terreni nelle province di Caserta e Napoli, oltre a diversi beni mobili e rapporti finanziari gestiti dai tre indagati ritenuti semplici prestanome del clan, anche gli appalti gestiti dalla famiglia Zagaria sarebbero stati acquisiti in regime di monopolio, col metodo mafioso con la probabile collusione dei vertici dell’Azienda ospedaliera.
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