De Magistris è stato un carnefice o è diventato una vittima di quella stesa corruzione che voleva combattere da Pm.
A distanza di anni ormai dalla vicenda «why not», la famosa inchiesta sulla presunta corruzione politica, che vide in prima l’attuale sindaco di Napoli, allora Pm Luigi De Magistris, inchiesta che segnò la fine politica di Clemente Mastella, politico sannita, trascinando nell’inchiesta anche la moglie Sandra Lonardo, la Corte di Cassazione con una sentenza ha assolto Mastella e condannato l’ex Pm al risarcimento ridicolo di ventimila euro per il male commesso.
La vicenda sia da un punto di vista legale, sia da un punto di vista di logica, suscita molti dubbi che l’Italia vorrebbe capire.
Che fine ha fatto il fascicolo Why Not e le notizie in esso contenuto capaci di distruggere un partito politico e il suo fondatore. Quali sono le accuse per le quali è stato condannato il sindaco partenopeo. Perché lo stesso non prova a difendere la sua linea dell’inchiesta e il suo lavoro condotto da magistrato. È possibile che come Pm abbia commesso errori tanto gravi che oggi giustificherebbero la sua punizione.
La mancanza di difesa da parte del sindaco porterebbe a pensare che le prove raccolte o fossero false, e allora non basterebbero ventimila euro per il risarcimento della distruzione di un uomo e di un intero soggetto politico, oppure che l’intero fascicolo sia stato secretato e con esso volutamente messo tutto a tacere perché magari nell’inchiesta emergeva non solo Mastella ma anche alti grandi della politica, e questo giustificherebbe il simbolico risarcimento.
Qual è la verità, cosa nasconde lo stesso sindaco con la sua remissione e accettazione passiva della condanna, il suo comportamento induce a pensare che sia a sua volta entrato nella spirale torbida della malapolitica, che abbia accettato il compromesso dettato da chi dovrebbe combattere, pur di conservare la poltrona, e se la perdesse, non sarebbe apprezzato di più come un giurista che ha combattuto, anziché come il sindaco che ha barattato le sue idee di difensore della giustizia.
A distanza di anni ormai dalla vicenda «why not», la famosa inchiesta sulla presunta corruzione politica, che vide in prima l’attuale sindaco di Napoli, allora Pm Luigi De Magistris, inchiesta che segnò la fine politica di Clemente Mastella, politico sannita, trascinando nell’inchiesta anche la moglie Sandra Lonardo, la Corte di Cassazione con una sentenza ha assolto Mastella e condannato l’ex Pm al risarcimento ridicolo di ventimila euro per il male commesso.
La vicenda sia da un punto di vista legale, sia da un punto di vista di logica, suscita molti dubbi che l’Italia vorrebbe capire.
Che fine ha fatto il fascicolo Why Not e le notizie in esso contenuto capaci di distruggere un partito politico e il suo fondatore. Quali sono le accuse per le quali è stato condannato il sindaco partenopeo. Perché lo stesso non prova a difendere la sua linea dell’inchiesta e il suo lavoro condotto da magistrato. È possibile che come Pm abbia commesso errori tanto gravi che oggi giustificherebbero la sua punizione.
La mancanza di difesa da parte del sindaco porterebbe a pensare che le prove raccolte o fossero false, e allora non basterebbero ventimila euro per il risarcimento della distruzione di un uomo e di un intero soggetto politico, oppure che l’intero fascicolo sia stato secretato e con esso volutamente messo tutto a tacere perché magari nell’inchiesta emergeva non solo Mastella ma anche alti grandi della politica, e questo giustificherebbe il simbolico risarcimento.
Qual è la verità, cosa nasconde lo stesso sindaco con la sua remissione e accettazione passiva della condanna, il suo comportamento induce a pensare che sia a sua volta entrato nella spirale torbida della malapolitica, che abbia accettato il compromesso dettato da chi dovrebbe combattere, pur di conservare la poltrona, e se la perdesse, non sarebbe apprezzato di più come un giurista che ha combattuto, anziché come il sindaco che ha barattato le sue idee di difensore della giustizia.
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