Molti imprenditori costretti a ricorrere ai finanziamenti camorristici, perche le banche hanno tirato i cordoni delle borse.
I tempi duri che attualmente la Nazione sta vivendo costringerebbe l’imprenditoria seria, a rivolgersi personalmente più alle cosche mafiose e camorristiche, che alle banche, nei momenti di forti difficoltà economica come quello attuale, l’imprenditore ha necessità di disponibilità finanziaria per mantenere in piedi l’apparato della sua industria, e dove troverebbe la disponibilità finanziaria immediata se non nelle cosche mafiose.
Le Regioni del Nord, per tanti anni sono state simbolo del capitalismo italiano, oggi si trovano a combattere una guerra sia contro la legalità voluta dalla mala politica che ha costretto diverse imprese a essere messe fuori da Espo per odore di camorra, sia contro l’usura operata da quella camorra infiltrata nel tessuto imprenditoriale per colpa della forte crisi creata in seguito a una politica pro banche e incurante dei forti problemi economici delle imprese.
Lo dimostrerebbe il fatto che mentre prima lo strozzinaggio imponeva il prestito, oggi sarebbe l’imprenditore a cercare il camorrista benefattore per chiedere aiuto, diversamente come potrebbe fare per mantenere le sorti della sua azienda, avendo trovate le porte della sua banca chiuse a doppia mandata alle quali la politica permette di comprare il denaro all’1% e di rivenderlo all’8% con piccoli prestiti a pensionati e pubblici dipendenti con sicuro rientro invece di finanziare un’impresa in difficoltà che si presterebbe a forti rischi di ritorno del capitale.
Ad asserire la penosa realtà secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Mattino di Napoli” sarebbe l’illustre ed esperto magistrato Mario Venditti che per un ventennio ha lottato contro il sistema camorristico esperto in criminalità mafiosa, secondo il quale, industriali e professionisti settentrionali pensando di sfruttare il denaro della malavita resterebbero impigliati e attanagliati nelle rete senza nessuna via di fuga trovandosi davanti alle porte delle banche serrate.
I tempi duri che attualmente la Nazione sta vivendo costringerebbe l’imprenditoria seria, a rivolgersi personalmente più alle cosche mafiose e camorristiche, che alle banche, nei momenti di forti difficoltà economica come quello attuale, l’imprenditore ha necessità di disponibilità finanziaria per mantenere in piedi l’apparato della sua industria, e dove troverebbe la disponibilità finanziaria immediata se non nelle cosche mafiose.
Le Regioni del Nord, per tanti anni sono state simbolo del capitalismo italiano, oggi si trovano a combattere una guerra sia contro la legalità voluta dalla mala politica che ha costretto diverse imprese a essere messe fuori da Espo per odore di camorra, sia contro l’usura operata da quella camorra infiltrata nel tessuto imprenditoriale per colpa della forte crisi creata in seguito a una politica pro banche e incurante dei forti problemi economici delle imprese.
Lo dimostrerebbe il fatto che mentre prima lo strozzinaggio imponeva il prestito, oggi sarebbe l’imprenditore a cercare il camorrista benefattore per chiedere aiuto, diversamente come potrebbe fare per mantenere le sorti della sua azienda, avendo trovate le porte della sua banca chiuse a doppia mandata alle quali la politica permette di comprare il denaro all’1% e di rivenderlo all’8% con piccoli prestiti a pensionati e pubblici dipendenti con sicuro rientro invece di finanziare un’impresa in difficoltà che si presterebbe a forti rischi di ritorno del capitale.
Ad asserire la penosa realtà secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Mattino di Napoli” sarebbe l’illustre ed esperto magistrato Mario Venditti che per un ventennio ha lottato contro il sistema camorristico esperto in criminalità mafiosa, secondo il quale, industriali e professionisti settentrionali pensando di sfruttare il denaro della malavita resterebbero impigliati e attanagliati nelle rete senza nessuna via di fuga trovandosi davanti alle porte delle banche serrate.
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