Bullismo scolastico, figlio della cattiva socializzazione. foto Wikipedia |
Che siano stati i tifosi Juventini o quelli torinesi cosa cambia, non è nemmeno una questione di ideologia o di etnia, non è più il Nord contro il Sud dell’Italia, ma un tifoso contro l’altro, in nome di che cosa, a Napoli un ragazzino è stato ferito da un coetaneo mentre davano quattro calci a un pallone per strada, sarà bastato un falluccio o uno spintone a scatenare il cattivo esempio ricevuto da una società che è entrata nel tunnel dell’irrazionalità e non riesce più a uscirne.
Quale eredità stiamo trasferendo ai nostri ragazzi, ci sentiamo giudici inflessibili mentre dimostriamo di essere carnefici dell’umano sentimento, fingiamo di essere contro il razzismo e condanniamo l’immigrato che cerca di entrare in Italia spinto dai morsi della fame, trasferiamo ai giovanissimi l’esempio del malessere che alberga nel nostro animo in tumulto a causa della cattiva politica che strumentalizzandoci ci sta spingendo l’uno contro l’altro.
La generazione del dopoguerra ha cercato di inserirsi e di evolversi in un tessuto sociale che andava modificato, cercando di migliorarsi, di costruirsi e trasferire ai figli un bene e una socializzazione che gli permettesse di vivere nel rispetto delle regole e delle leggi per poter dire “Io sono”, tutto ciò sta andando in malora per colpa della politica, dell’affarismo, dalla decadenza della famiglia, dall’istruzione che forzatamente è stata costretta a passare la responsabilità agli stessi studenti.
Adesso si cercano i colpevoli, si cerca chi ha permesso l’ingresso della bomba in campo, si cerca il ragazzo che ha usato il coltellino ferendo il suo coetaneo, ma e la ricerca del perché che andrebbe fatta con serietà, questi episodi di intolleranza e cattiveria mostrano un palese malessere sociale che sta rendendo tutti vittime e che va curato a monte, la famiglia deve farsi carico delle proprie responsabilità e non lasciare i figli senza guida, la scuola deve rientrare nei suoi canoni e ritornare al buon insegnamento creando le basi già negli asili nido mediante l’approvazione dei genitori oggi molto assenti
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