Condannato a 16 anni per l’uccisione della fidanzata Chiara Poggi, per la mamma della ragazza: Finalmente la verità.
Dopo una doppia assoluzione è stato ribaltato il verdetto precedente e per Alberto Stasi si sono aperte le porte della cella, in appello bis è ricominciato tutto daccapo, le ultime scoperte avrebbero inchiodato Stasi alle responsabilità legali.
Gli ultimi indizi e le perizie accurate avrebbero confermato la colpevolezza dell’imputato, ma ci son voluti sette anni per arrivare a quella che pochi giorni fa è stata dichiarata come la sacrosanta verità, per sette lunghi anni periti, giudici, avvocati cancellieri e perfino uscieri sono stati in balia delle superficiali perizie proposte ai giudici da professionisti che avrebbero potuto e dovuto lavorare con maggiore responsabilità.
Come è possibile che dopo sette anni di un iter giuridico che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera vogliosa di giustizia, sia una magistrata a notare la macchia di sangue sul pigiama della vittima, scoperta che ha ribaltato tutto, se la condanna è meritata, assieme ad Alberto Stasi si dovrebbe condannare anche chi non ha operato bene con le sue perizie inducendo in errore il giudizio di due assise con dei costi che nessuno rimborserà.
Senza contare che l’assassino nel frattempo avrebbe già scontato sette anni di carcere per quanto commesso senza per questo tenere nel dubbio i magistrati che nelle prine due assoluzioni hanno dichiarato l’innocenza dell’imputato sulla base delle perizie e accertamenti loro sottoposte.
Dopo una doppia assoluzione è stato ribaltato il verdetto precedente e per Alberto Stasi si sono aperte le porte della cella, in appello bis è ricominciato tutto daccapo, le ultime scoperte avrebbero inchiodato Stasi alle responsabilità legali.
Gli ultimi indizi e le perizie accurate avrebbero confermato la colpevolezza dell’imputato, ma ci son voluti sette anni per arrivare a quella che pochi giorni fa è stata dichiarata come la sacrosanta verità, per sette lunghi anni periti, giudici, avvocati cancellieri e perfino uscieri sono stati in balia delle superficiali perizie proposte ai giudici da professionisti che avrebbero potuto e dovuto lavorare con maggiore responsabilità.
Come è possibile che dopo sette anni di un iter giuridico che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera vogliosa di giustizia, sia una magistrata a notare la macchia di sangue sul pigiama della vittima, scoperta che ha ribaltato tutto, se la condanna è meritata, assieme ad Alberto Stasi si dovrebbe condannare anche chi non ha operato bene con le sue perizie inducendo in errore il giudizio di due assise con dei costi che nessuno rimborserà.
Senza contare che l’assassino nel frattempo avrebbe già scontato sette anni di carcere per quanto commesso senza per questo tenere nel dubbio i magistrati che nelle prine due assoluzioni hanno dichiarato l’innocenza dell’imputato sulla base delle perizie e accertamenti loro sottoposte.
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