Per il commerciante di Grazzanise (Ce), ucciso per un rifiuto a concedere materiali gratis al clan Schiavone, l’altro ieri sarebbe stato chiuso il fascicolo.
Il 10 ottobre del 1989, Pasquale D’Abrosca fu ucciso dal clan dei Casalesi a Grazzanise, titolare del negozio di vendita materiale edile «Ediltutto», ieri l’altro, il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, ha chiuso le indagini e ha notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta attribuendo l’omicidio a Francesco Schiavone, cugino del super boss omonimo, rispolverando il vecchio fascicolo sepolto in archivio in Procura.
Del delitto sarebbe stato riconosciuto colpevole Francesco Schiavone detto «Cicciariello», attualmente, dissociato dal clan dei Casalesi è il cugino omonimo del boss Francesco «Sandokan», ergastolano.
Dopo 28 anni, il pubblico ministero Anna Maria Lucchetta, ha ricostruito il movente dell’omicidio ed ha chiuso il fascicolo, ma allora il sistema giudicante è veramente arrugginito al punto che per arrivare alla soddisfazione degli offesi si impiegano trent’anni, dando la possibilità agli offensori della società di campare quasi liberi e indisturbati, dando all’opinione pubblica la possibilità di pensare che camorra e giustizia vanno a braccetto, una vera riforma del sistema a questo punto è quanto mai indispensabile.
Il 10 ottobre del 1989, Pasquale D’Abrosca fu ucciso dal clan dei Casalesi a Grazzanise, titolare del negozio di vendita materiale edile «Ediltutto», ieri l’altro, il pubblico ministero della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, ha chiuso le indagini e ha notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta attribuendo l’omicidio a Francesco Schiavone, cugino del super boss omonimo, rispolverando il vecchio fascicolo sepolto in archivio in Procura.
Del delitto sarebbe stato riconosciuto colpevole Francesco Schiavone detto «Cicciariello», attualmente, dissociato dal clan dei Casalesi è il cugino omonimo del boss Francesco «Sandokan», ergastolano.
Dopo 28 anni, il pubblico ministero Anna Maria Lucchetta, ha ricostruito il movente dell’omicidio ed ha chiuso il fascicolo, ma allora il sistema giudicante è veramente arrugginito al punto che per arrivare alla soddisfazione degli offesi si impiegano trent’anni, dando la possibilità agli offensori della società di campare quasi liberi e indisturbati, dando all’opinione pubblica la possibilità di pensare che camorra e giustizia vanno a braccetto, una vera riforma del sistema a questo punto è quanto mai indispensabile.
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